Qui nel letto in camera mia si sta bene.
Sono al caldo -anche se Ăš giĂ aprile e non fa troppo freddo-, e posso accoccolarmi nel morbido piumino.
Per quanto possa considerarmi stressato, stanco, insoddisfatto e deluso, posso solamente immaginare di essere un ricercato internazionale, di essere malato di una qualche malattia che mi condizioni lâesistenza o di trovarmi in qualunque situazione che potrebbe realmente mettere a repentaglio la mia vita, e posso dunque ritenermi fortunato ed al sicuro.
Sono a casa mia, ho una famiglia e posso studiare.
Eppure, possiamo sentirci tranquilli, felici ed accuditi, ma ci sono idee talvolta imprescindibili che non possiamo evitare di provare: le emozioni. Tutte le sensazioni precedenti sono state considerate come non direttamente coinvolte nei nostri pensieri, ma condizionano inevitabilmente il nostro stato dâanimo che anche inconsciamente si trova a dover reprimere sentimenti negativi di apparentemente inspiegabile origine o ad abbracciare improvvisi momenti di gioia e forte entusiasmo che ci spingono a fare qualcosa di nuovo.
CiĂČ che dico si basa su mie profonde riflessioni, non ha base scientifica, eppure sento che in questo estremamente complesso sistema di sentimenti e pensieri ci sia un fondamento razionale ma profondamente soggettivo, che ognuno, giĂ solamente tentando -come io sto ora facendo per la prima volta- di comprendere, senza volere definisce, plasmandolo.
Per dirlo piĂč direttamente, non possiamo scappare dal provare emozioni e tentando di comprenderne lâorigine -altrimenti troppo dogmatica- involontariamente e inevitabilmente le condizioniamo.
Ă da questa motivazione che io sono spinto tutti i giorni a fare pratica della cosiddetta Mindfulness. Ă quasi una moda, ma Ăš per me molto efficace. Io, che mi ritengo fortemente cattolico, spero di non compiere un sacrilegio interpretandola come preghiera, perĂČ, differentemente da come mi sarei immaginato, durante questa “tecnica” -di cui ho appreso i semplici e naturali rudimenti leggendo ThĂch Nháș„t HáșĄnh- la mente si libera completamente, ma il sollievo e lo stimolo arrivano successivamente. Infatti, per quanto mi riguarda, dopo due minuti di occhi chiusi, respiro profondo e mente sgombra mi dico “ed ora?” nonostante lâapparente nulla bisogna proseguire nella concentrazione, stimolare la mente a svuotarsi e contemplare la leggerezza dellâassenza di pensieri. Il frutto di questo vuoto giunge dopo, la spinta a mettersi al lavoro, fare qualcosa di nuovo e sorprendente o semplicemente una maggiore serenitĂ arrivano una volta riaperti gli occhi, una volta che i pensieri, solamente i piĂč importanti, tornano nuovamente a turbinare nel nostro animo, ora perĂČ libero, puro ed alleggerito.
In conclusione, Ăš inconfutabile la presenza in noi di emozioni, piĂč o meno forti, che in continuazione influenzano la nostra percezione del mondo, eppure sempre meno ci accorgiamo di provarle o ci scivolano addosso come gli insulti privi di fondamento degli stolti. Sta a noi decidere se rinunciare a qualche minuto di frenesia per riprendere le redini della nostra vita.
Ufficio Stampa Liceo G.D. Cassini –Â Tommaso Marmo