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Stop al progetto della diga di Glori e la Valle Argentina può tirare un sospiro di sollievo. E’ quanto emerso dall’ultimo consiglio provinciale, dopo che Quesada – dall’opposizione – aveva chiesto all’intero emiciclo di schierarsi pubblicamente contro il piano che avrebbe rifondato la costruzione alta 90 metri.

Un progetto fermo sostanzialmente da 60 anni che, nonostante vari tentativi ed iniziative nel tempo, non è mai decollato ed anzi una eventuale approvazione ha sempre intimorito i cittadini dei comuni a valle come Badalucco, Montalto e Taggia. Ci siamo occupati più volte della situazione e delle proteste che, con la missiva proveniente dall’ Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale (Bacini idrografici della Toscana, della Liguria e dell’Umbria), hanno dunque trovato un buon esito.

In virtù di quanto rappresentato, la scrivente Autorità, in qualità di ente beneficiario delle risorse del Fondo, nel prendere atto dell’insussistenza delle condizioni propedeutiche al finanziamento del progetto dell’intervento ‘Diga sul torrente Argentina’, anticipa fin da subito che procederà a richiedere la rimodulazione delle relative risorse pari a 600.000 €uro“, recita la comunicazione giunta negli uffici della Presidenza a metà marzo. La firma, oltre alla Dirigente Elena Bartoli, è quella di Gaia Checcucci – segretaria generale dell’ente per la tutela della risorsa idrica dal 25 agosto 2022 – inibita dal ruolo di commissario ad acta dell’Ato Idrico imperiese, sempre nel 2022, con interdizione per un anno dai pubblici uffici. A seguito di un’inchiesta della Procura di Roma per atti contrari ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari.

Tornando alla Valle Argentina. Le somme non andranno perse ma rimodulate. E questo è l’aspetto che soddisfa maggiormente gli amministratori che ora dovranno proporre varie soluzioni, “che siano una risorse per i paesi e per la protezione civile” sottolinea Scajola. Il consigliere Mario Robaldo è poi entrato nella discussione dando un primo cenno di pianificazione, vista anche la tanta acqua piovana scesa in questi giorni, scorsa in mare e inevitabilmente persa. “Andrà trattenuta ma non innalzando muri da 50-60 metri – afferma – Magari pensando a piccoli sbarramenti a scalare verso valle”, i ricordi delle ultime aride e siccitose estati – che hanno colto impreparate amministrazione e popolazioni – sono ancora vivi.

Nel video, ad inizio servizio, le interviste a Claudio Scajola e Cristian Quesada.