gaetano scullino - marco scajola

Il re è nudo. Se Christian Andersen vivesse nei giorni nostri ed invece di fiabe bellissime, come appunto “I vestiti dell’imperatore”, fosse un cronista e dovesse interessarsi di sindaci, assessori, onorevoli, presidenti, partiti, liste civiche, politici “nouvelle vague” probabilmente non userebbe più il singolare, ma il plurale. Non “Il re è nudo”, ma “I re sono nudi”. Salvo eccezioni, come si dice in queste situazioni, quando si parla di pubbliche amministrazioni, referendum, elezioni, leader, candidati, progetti, risanamenti, capacità, bene pubblico, viene l’orticaria.

Ventimiglia, il terzo comune più importante della provincia di Imperia, città di confine con la Francia, ne è l’esempio più recente. Da quattro giorni amministrativamente è nel caos. Di fatto non ha più il sindaco, Gaetano Scullino, uomo autoritario, “dispotico” come lo accusano i suoi avversari. Di fatto ha perso la maggioranza e la “carega”, come si dice da queste parti, avendolo sfiduciato la Lega con le dimissioni di tutti i suoi eletti, assessori e consiglieri comunali. Anche gli alleati di Forza Italia e di Fratelli d’Italia non scherzano: se ne sono andati, lo hanno lasciato solo, praticamente nudo.

L’assessore regionale al Turismo ed ai trasporti, Gianni Berrino, uno dei big del partito di Giorgia Meloni in Liguria, proprio poche ore fa ha detto che il direttivo provinciale “dopo aver ascoltato la relazione politica del commissario cittadino Fabrizio Cravero, gli interventi di Gianni Ascheri, assessore comunale e del consigliere Ino Isnardi, ha preso atto che a Ventimiglia la coalizione che aveva portato alla vittoria del 2018 non esiste più. La crisi è ormai irrisolvibile”. Punto.

Anche Rixi, coordinatore nazionale della Lega e numero 1 di Salvini in Liguria, non ha risparmiato accuse a Scullino. “Tano”, diminutivo di Gaetano, così è conosciuto da quasi tutti i ventimigliesi in questi giorni, secondo chi ha diviso con lui applausi e critiche, quando si domanderà perché è ricaduto nella polvere e forse presto dovrà ridimettersi, non potrà fare a meno di ricordarsi il nome di un avversario politico del passato, l’avvocato Giorgio Valfrè. Noto e stimato professionista che ben due volte quando Scullino si è presentato alle elezioni di Ventimiglia lo ha sempre battuto. Si dice che una volta anche Claudio Scajola, seppur stimandolo, avrebbe poi preferito Valfrè a lui. Vero, falso, interrogativi che in politica si rincorrono spesso. E questa volta, la terza, a costringere Scullino a dimettersi e tornare a casa non con gli applausi ma con il broncio non è direttamente l’avvocato Valfrè, ma un suo stretto parente. Chi? Simone Bertolucci, genero di Valfrè avendo sposato la figlia, sino a 5 giorni fa vicesindaco di Ventimiglia (Lega) e di Scullino. Per “Tano” il nome Valfrè sarebbe un po’ come, per chi ci crede e sta camminando si vede attraversare improvvisamente la strada da un gatto nero. Fantasie antiche.

Che c’entrano gli spaghetti e la minestrina? Semplice, qualche giorno fa a Ventimiglia davanti ad una tavolata regale con spaghetti Agnesi, De Cecco, Barilla o vattelapesca, c’è stata una riunione pseudo segreta e conviviale dove è stato deciso, da parecchi nomi che pesano, di togliere la maggioranza a Scullino ed andare l’anno prossimo a nuove elezioni. Organizzare una maggioranza allargata anche con il Pd dell’ex sindaco Ioculano per realizzare progetti, opere, strutture fondamentali per la Ventimiglia del futuro. Basta perdere tempo. 

La minestrina, secondo i soliti bene informati, sarà servita, invece, tra poche ore ad Imperia da Marco Scajola, assessore regionale di peso della lista “Cambiamo”, pupillo del presidente Toti, incaricato di fare luce sul tornado che si è abbattuto sulla città di confine. Anche stavolta uno Scajola, non lo zio Claudio pluriministro della Repubblica, ma suo nipote, fondamentale nella scelta e nell’elezione di Scullino sindaco di Ventimiglia. Un incontro con nomi preziosi per il gruppo politico di Toti “Insieme” come i sindaci di Taggia, Mario Conio, Diano Marina, Za Garibaldi, Vallecrosia, Armando Biasi, il referente del partito del presidente del partito totiano per la provincia di Imperia, Di Meco, il sindaco di Santo Stefano, Pallini, il manager Sbezzo Maffei (Sanremo), l’assessore di Bordighera, Laganà, da Ventimiglia i pubblici amministratori De Villa e Mauro. Un cocktail di nomi di tutto rispetto, però, giura chi se ne intende, sceso in campo troppo tardi. Quando i buoi ormai sono scappati. Insomma niente storici spaghetti e Rossese, ma minestrina.

Scullino prossimamente darà le dimissioni da primo cittadino o chi l’ha sfiduciato andrà, come annunciato dal notaio e “Tano”, secondo leggi e regolamenti, come Garibaldi dovrà dire “obbedisco”?