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Erano 23 i mulini sparsi lungo le rive dei torrenti Argentina e Capriolo, e Molini di Triora deve molto ai monaci benedettini che avviarono un primo sviluppo della rurale e contadina comunità, proprio con la costruzione dei primi mulini per la lavorazione del grano.

Secondo la tradizione, il gran monastero di Pedona mandò a Taggia, fra il VI e IX secolo, un gruppo di monaci che vi si stabilirono senza però perdere i contatti con la casa madre. Periodicamente, viaggiando a piedi, raggiungevano l’antico gran monastero. Vi erano dei punti di sosta, in particolare ad Aigovo ed Andagna, oggi frazioni del comune, e questo permetteva al borgo di trovarsi in un punto baricentrico fra due regioni ed avere così importanti notizie.

I primi documenti risalgono al 1331, quando era sotto il dominio di Carlo Grimaldo, signore di Ventimiglia. Nel 1628 venne coinvolta nella lotta tra Felice Savoia e Triora e quasi totalmente distrutta. Divenne comune, staccandosi dalla vicina Triora, nel 1903. 

Molini di Triora presenta un vastissimo territorio di circa 58 km quadrati e 630 abitanti, distribuiti tra il capoluogo e le innumerevoli frazioni: Agaggio Inferiore, Agaggio Superiore, Aigovo, Andagna, Corte, Gavano, Glori, Grattino, Perallo, tutte con proprie caratteristiche e particolarità.

Sul territorio comunale diversi sono i luoghi e le strutture storiche degne di nota, come il santuario della Madonna della Montà: la costruzione della primitiva chiesa avvenne nel XIII secolo come prima parrocchiale del borgo di Molini di Triora. Una successiva ricostruzione, databile al 1435, è legata alla venerazione degli abitanti verso il culto dei defunti trovandosi, di fatto, nel mezzo dell’area cimiteriale. All’interno presenta cicli di affreschi del pittore Antonio Monregalese, eseguiti nel 1435, che hanno subito diversi restauri nel corso del ‘900 e anche recentemente, riportandoli all’antica bellezza. 

La Rocca di Andagna, la cui particolare struttura circolare e merlata sembra portare ad antiche storie: in realtà è molto più recente, costruita a cavallo tra il XIX e XX secolo per volere del notissimo navigatore e scrittore genovese Enrico Alberto d’Albertis, esploratore di fama internazionale e dell’ingegner Capponi, entrambi amanti di caccia che edificarono questa particolare casa di caccia.

Drego, con i suoi incredibili pascoli poco al di sotto di passo Teglia, punto di snodo tra valle Argentina e Arroscia. Qui un tempo era florida la raccolta della rinomata lavanda del nostro territorio, che oggi rimane in alcune attività che portano avanti questa antica tradizione.

Lo stupendo belvedere di Andagna, dal quale si può godere di una splendida vista sull’alta valle e su Corte, altra splendida frazione che mantiene gelosamente il suo acquedotto voluto nel 1905 dagli abitanti e che da allora continua a servire il borgo e ad essere gestito dagli abitanti stessi.

Casa Balestra, costruita nel 1830 dal famoso chirurgo Giovanni Battista Balestra in quelli che furono sede degli antichi granai. Balestra fu uno dei pionieri dei moti rivoluzionari italiani e tornò a Molini proprio dopo alcune disavventure. I figli furono anch’essi importanti uomini e la famiglia Lantrua, attuale proprietaria, ha voluto mantenerla lasciando uno spaccato di quello che era una casa patronale di metà ‘800.

Oppure l’albergo Santo Spirito, il più antico della provincia, che quest’anno festeggia i suoi 125 anni di attività continua.

E a tutto questo negli ultimi anni lo sviluppo dell’outdoor, in particolare il cicloturismo, che ha reso Molini una delle più importanti mete con diverse attività che portano a scoprire vie, boschi, sentieri nel grande territorio dell’alta valle tra storia e natura uniche.

Questo è solo un piccolo spunto di quello che si può trovare in questo borgo tutto da esplorare e scoprire.