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Il Colle di Nava è, fin dai tempi della Repubblica di Genova, un importante luogo di passaggio, che all’epoca consentiva l’ingresso al Ducato di Savoia; l’importanza del valico fu ribadita nel XIX secolo, quando il Regno d’Italia iniziò a temere che la Francia potesse invadere la Pianura Padana sbarcando a Imperia e accedendo dal Colle.

Il Regno decise dunque di erigere cinque fortificazioni a difesa della frontiera, ma anche le zone di scambio commerciale e militare, tra il 1870 e il 1888.

Tuttavia, nessuno dei forti fu mai effettivamente coinvolto in uno scontro a fuoco, e nel 1931 furono inclusi nel Vallo Alpino, che le relegò a opere di sbarramento arretrato, soprattutto perché ormai inefficaci rispetto alle armi moderne.

Nella Seconda Guerra Mondiale, i forti divennero depositi di armi leggere e munizioni sia per i Partigiani che per le truppe tedesche.

Il Forte Centrale, situato a 930 metri sul livello del mare, è l’unico a non essere abbandonato e a essere aperto al pubblico, sebbene a vagare tra i suoi intricati e vuoti corridoi ci si senta in un videogioco horror.

In passato, il forte era situato esattamente sul valico tra Valle Arroscia e Val Tanaro, che bloccava alzando due ponti levatoi, cosicché per passare si doveva transitare tra le mura; oggi, invece, il corso della strada è stato modificato, e la Statale 28 passa a fianco dell’edificio senza coinvolgerlo.