lungomare bordighera

Italia Nostra interviene, di seguito, con una nota stampa sul progetto di riqualificazione del lungomare Argentina di Bordighera.

“Il lungomare di Bordighera è uno dei luoghi più importanti della città, una icona per la sua unicità nel territorio ligure.

Come Italia Nostra ci siamo mossi con attenzione approfondendo nel suo insieme la proposta: il progetto di riqualificazione non ci convinceva, e non ci convinceva anche il fatto che non fosse stato inviato all’ente preposto alla tutela degli alberi monumentali, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. 

Preoccupati per le possibili conseguenze, innanzitutto sulla salute degli alberi di Araucaria del filare monumentale, ma anche per un probabile successivo blocco dei lavori da parte dei Carabinieri forestali a causa dell’assenza del parere del Ministero, il 13 dicembre 2022 abbiamo scritto al Ministero. Il Comune lo farà solo il 16 di dicembre, sollecitato da più parti. 

Arriva immediatamente dopo il parere ministeriale negativo.

Nonostante la situazione fosse stata denunciata, il progetto è andato avanti senza questo parere, obbligatorio, preventivo e vincolante, sino al bando per i lavori del primo lotto, creando oggi imbarazzi e concreti problemi circa la prosecuzione.

Oggi leggiamo sui giornali che il Comune intende andare avanti con il progetto attuale, apportando integrazioni e modifiche. Riteniamo, avendo analizzato il progetto, alla luce delle linee guida per gli interventi di cura e salvaguardia degli alberi monumentali, che non vi sia spazio per una revisione dell’attuale progetto e sia necessario ripartire con un nuovo progetto, guidati, come indicato dal Ministero, da un “tecnico di comprovata esperienza nella cura degli alberi monumentali”.

La ragione per cui riteniamo che l’attuale progetto non dia spazio ad una revisione capace di salvaguardare gli alberi monumentali è legata alle due principali scelte progettuali che caratterizzano il progetto e lo distinguono da una manutenzione straordinaria.

La prima scelta progettuale è il muro che, zigzagando da est a ovest, divide l’area pedonale dall’area giardini. Questa scelta è pericolosa per la salute delle araucarie. Il progetto infatti prevede la realizzazione di un muro di cemento armato, di altezza variabile. La fondazione di questo muro necessita la realizzazione di uno scavo largo 70 centimetri e profondo 60 centimetri. Lo scavo, da progetto, in molti, in troppi casi, dovrebbe essere realizzato sotto la chioma delle araucarie, anche a meno di un metro dal tronco degli alberi. Inutile spiegare i danni alle radici e le conseguenze, immediate per la salute delle piante e future per la loro stabilità, quindi i rischi non calcolabili per persone e cose. Abbiamo visto nel progetto esecutivo che, delle quattordici araucarie coinvolte nei lavori del primo lotto, a sette sarebbero troncate le radici per realizzare il muro.

La seconda scelta caratterizzante il progetto è la pista ciclabile che, attraversando i giardini, diventa inequivocabilmente uno sfregio al monumento arboreo. La realizzazione del tracciato ciclabile costringerebbe ad un livellamento del terreno con il conseguente compattamento e rimozione degli strati superficiali del terreno dove sono presenti, e ben visibili, gli apparati radicali, e ad una cementificazione larga oltre tre metri che renderebbe compatto e impermeabile il terreno sottostante dove sono presenti le preziose radici dei preziosi alberi.

Ci siamo informati sullo stato di avanzamento della ciclovia tirrenica. Il progetto, del 2016, che coinvolge tre Regioni, procede più o meno rapidamente secondo le zone. Nel tratto Albenga – Finale occorre attendere lo spostamento della ferrovia a monte prima di procedere nella sua realizzazione. Quello che ha attirato la nostra attenzione è che, sebbene l’indirizzo sia quello di realizzare una pista ciclabile, in tantissimi casi oggi sono presenti tratti della ciclovia tirrenica promiscui, ovvero ciclopedonali.

Riteniamo quindi inutile, anzi dannosa per il filare monumentale, la fretta di realizzare la pista ciclabile come da progetto e sia invece saggio cercare un nuovo percorso o attendere, se non saremo i primi (e non lo saremo visto che nessuno ha fretta di progettare il tratto di collegamento con Ospedaletti), non saremo nemmeno gli ultimi. Nel frattempo potrebbe diventare necessario spostare la ferrovia a monte anche da noi.

La conclusione quindi è obbligatoria: data la delicatezza del sito, l’unicità degli alberi ed il contesto legislativo di tutela che riguarda l’intervento di riqualificazione, è urgente colmare le carenze progettuali attraverso professionalità adeguate e competenti, come indicato dal Ministero”.