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Tanto tuonò che piovve. Si può utilizzare questo modo di dire anche per il ‘caso menù scolastico‘ che ha sollevato una marea di proteste a Sanremo e che nelle ultime ore è stato modificato come ormai veniva richiesto ovunque.

I temuti e mai digeriti ingredienti che sono stati presi ad esempio negativo, quinoa-farro-curcuma, non figurano più nei menù scolastici, con buona pace della nutrizionista che li aveva inseriti per “… educare giovani e giovanissimi ad alimentarsi in modo più vario e sano…”. Un progetto che invece ha avuto come solo effetto quello tipico del boomerang, se è vero che i nuovi menù settimanali ora presentano una decina di modifiche tra le quali i tanto graditi ritorni di pasta, sugo al pomodoro e crocchette.

Proprio in contemporanea con la decisione di apportare così tante modifiche al menù, abbiamo incontrato alcuni genitori davanti alle scuole di Poggio, insieme con il consigliere comunale di opposizione Luca Lombardi che era stato tra i primi a sollevare il caso dopo aver raccolto una serie di proteste di genitori di studenti che finivano le lezioni con una gran fame.

“Fratelli d’Italia si è fatta portavoce di queste lamentele – dice Lombardi – in arrivo un po’ ovunque nell’ambito scolastico sanremese. Il problema peggiore per i genitori era quello di andare a prendere figli che erano rimasti a digiuno, dover preparare loro una merenda abbondante per potergli permettere di svolgere le diverse attività del pomeriggio, sia quelle extrascolastiche che quelle legate allo studio”.

“Abbiamo sollevato il problema e siamo riusciti a far cambiare il menù, convincendo le dietiste a fare dietro-front e a preparare le necessarie modifiche, anche tramite la Commissione Mense che ha anche eliminato il ‘piatto unico’ inizialmente proposto due volte alla settimana che se non piaceva, lasciava davvero a stomaco vuoto gli alunni. Resta la perplessità che neanche adesso c’è la presenza di carni rosse per preparare ad esempio uno spezzatino, e manca anche il prosciutto cotto, alimenti che hanno sempre fatto crescere milioni di italiani”.

“Il problema non è dato dal proporre legumi e cibi anche un po’ diversi dal solito, ai bimbi bisogna far assaggiare un po’ di tutto – dice Grazia Longhitano, una mamma a Poggio – ma bisogna sapere come proporli ai bambini. Poi non c’è traccia di cibi che i piccoli hanno sempre adorato come le lasagne, niente prosciutto, niente burro neppure per una pasta in bianco. Anche le insegnanti hanno confermato che ci sono stati giorni in cui il cibo finiva interamente nella spazzatura”.

Quello del menù non sarebbe però l’unico problema. “Sappiamo che l’acqua che viene data ai bambini arriva filtrata dall’acquedotto e si presenta con un colore dubbio – spiega un’altra mamma, Erika Gagno – e loro ci dicono che ha un brutto odore e un brutto sapore, noi genitori non siamo d’accordo con quanto affermato da Rivieracqua sulla potabilità, al punto che noi in casa non la beviamo proprio e non la diamo neanche al cane. Come fa a essere potabile l’acqua gialla?”

È infine la volta di Itaco Falcidia, rappresentante dei genitori per la mensa delle scuole di Poggio: “Mi rivolgo alla nutrizionista: trovo esagerato fare esperimenti alimentari sulla pelle dei bambini. Capisco stimolare i piccoli ad apprezzare nuovi sapori ma i genitori non possono pagare un servizio che lascia a digiuno i figli, io mi sono trovato a cucinare un piatto di pasta alle 5 del pomeriggio ai miei figli che erano a stomaco vuoto. E anche noi ‘rappresentanti’ veniamo convocati due volte all’anno, ci confrontiamo con un finto dialogo che termina sempre con ‘io sono la nutrizionista e decido’. Per il resto non ci lamentiamo di certo con il personale addetto che è sempre gentile e disponibile”.

C’è poi un altro problema che è ancora da risolvere ed è legato allo scuolabus, ci sarà modo di affrontarlo.

Le interviste complete nel video servizio a inizio articolo.