La pazzia chimica della gioventù

Una sera che avevano vent’anni cinque ragazzi si trovarono insieme. Le strade erano buie, punte dalle poche luci e da qualche insegna al neon. La città sembrava vuota come vuoti erano gli sguardi dei ragazzi in cerca d’una qualche forma di libertà.

“A quel tempo si beveva e, se si beveva, bevevamo tanto” avrebbe commentato il primo dei cinque qualche anno dopo. “Partivamo presto da casa per andare a visitare qualche spacciatore generoso su nella città vecchia” commentò ben dopo questo episodio il secondo. Il terzo frequentava l’ultimo anno di liceo.

Il quarto odiava con tutto il cuore ogni tipo di polizia. Infine il quinto dei cinque, che era sempre il più ubriaco (quindi il più saggio), ogni giorno che Dio metteva in terra parlava d’un viaggio che avrebbero fatto, completamente sbronzi, per tutta la città, alla ricerca, tragicamente ironica, delle loro mancanze.

A nessuno interessava di quel loro piccolo cosmo caotico d’infelicità, eppure, ne andavano fieri e la notte in cui partirono, indossata, come sempre, l’armatura d’un ebbrezza forzata, si applicarono al petto le medaglie rugginose delle loro scontentezze. Nella corsa della macchina la città era tutta per loro.

Gridavano di felicità accelerando per le salite del centro che allora sembrava gonfio di vita e di occasioni. Si fermarono all’alba che tutto era ormai diverso ed il cielo non aveva più stelle. Si era infranto, un’altra volta, il miracolo della notte e loro restavano a guardare la città che, mano a mano, si illuminava di giorno.

Restavano muti, immobili, senza espressione a fissare il niente. Chi quella notte avrebbe potuto vederli ridere la gioia degli anni giovani ? Chi li avrebbe poi consolati nel sole di mezzogiorno ? Chi, in quel momento, avrebbe potuto salvarli?

 

Marko Kurtinovic – Ufficio Stampa Liceo G.D. Cassini Sanremo