Nella foto, Amilcare con Silvio Maiga

“Nella mia vita ho sempre cercato l’umiltà, ma in questo momento di commiato da tutti ho voluto definirmi ‘guerriero’, perché la grinta ha sempre contraddistinto la mia carriera”.

Con queste parole, lette da Luca Pazielli, giornalista, editore poliedrico di motori, cinema, cultura, esperto di comunicazione automotive, amico di Amilcare, come Sergio e Silvio Maiga, Guido Rancati, Giacomo Agostini e tantissimi altri piloti, navigatori, costruttori, scrittori, industriali, sportivi, tifosi di Sanremo, della Riviera dei fiori e dell’intero universo Rally, inizia il singolare “testamento-saluto” del campionissimo Ballestrieri vergato, senza dubbio sorridendo, diverso tempo fa. Prima di continuare a leggere “Il congedo del guerriero“, che Ballestrieri aveva consegnato a Pazielli con l’incarico di renderlo noto solo dopo che lui avesse raggiunto l’Autodromo delle Nuvole, che pubblichiamo integrale, per chi lo ignorasse, ricordiamo che Amilcare, lontano dai Rally era un’altra persona. Non più ferreo, alla tedesca, ogni secondo doverosamente, giustamente, unicamente immerso a preparare l’auto, l’intero team, se stesso, i navigatori, i tecnici, in maniera perfetta alla gara. Non commettere errori, calcolare l’incalcolabile per vincere, ma tornava con i piedi per terra. Di più, amava gli scherzi, ridere e far ridere. Un compagnone. Da perfetto ligure spesso gli scappavano un vocabolo ed un concetto rigorosamente “genovesi”. A ricordarceli è stato proprio un amicone di Amilcare, Renato Della Valle. Il primo “Belin”, il secondo “ma chi paga?” Non è casuale che 8 anni fa quando Ballestrieri compì 80 anni ed il club dei suoi amici più stretti, oltre 100, a sorpresa gli organizzarono un pranzo, come regalo gli consegnarono, tra commozione ed applausi, un libro su di lui, con foto bellissime dei suoi trionfi. Titolo di copertina con il suo volto? “Amilcare Ballestrieri: Belin… Che Artista”!

Nella foto, Amilcare con Luca Pazielli

Il congedo del guerriero continua fedelmente così: 

“Non è stato facile, perché iniziai presto, a 17 anni con il mio Guzzi 50, a fare il rappresentante di salsicce per potermi permettere prima la Ducati e poi la Laverda. Le prime grandi soddisfazioni arrivarono nella salita di San Romolo, ma soprattutto sul Circuito di Ospedaletti, dove arrivai dietro a Brambilla dopo una gara tutta in rimonta con la Parilla e dove mi sfidai anche con Agostini.

Poi arrivarono i successi sulle 4 ruote, grazie al coinvolgimento di Daniele Audetto, al quale sarò grato per sempre, con quella mitica gara all’Isola D’Elba che fu per tutti e due un trampolino di lancio.

L’ingresso nel Reparto Corse Lancia mi permise di entrare nell’Olimpo e Cesare Florio fu sempre molto disponibile nei miei confronti. Di quegli anni voglio ricordare in particolare 2 eventi: la vittoria al Sanremo del 1972, in coppia con il bravissimo Arnaldo Bernacchini, con la Fulvia HF, quella vittoria mi permise di celebrare al meglio i miei idoli: Leo Cella e Franco Patria e poi il trionfo alla Targa Florio con la Stratos, in coppia con Gerard Larrousse. Dopo la breve parentesi Alfa Romeo, la bellissima avventura con Opel, prima come pilota poi come direttore sportivo. La vittoria del Campionato Italiano, prima marca straniera a conquistarlo, e poi anche l’Europeo, furono enormi soddisfazioni, come tutte le vittorie condivise con Lucki, Tony, Dario, Miky e Rudy, che erano oltre che grandi piloti anche grandi amici.

Con tutti i miei compagni di squadra, con tutti i navigatori, ma anche con i miei avversari, ho avuto sempre un bel rapporto, perchè li ho sempre rispettati e loro hanno dimostrato di apprezzare la mia generosità. Alla fine della mia carriera ho avuto l’occasione di fare l’istruttore per la scuola Federale Csai a Vallelunga e per il Driving Camp, esperienze che mi hanno dato molto dal punta di vista umano e permesso di entrare in contatto con tante persone alle quali sono ancora affezionato. Un altro momento importante è stata la collaborazione con Renato Della Valle, il quale mi ha coinvolto in avventure incredibili ed è sempre stato un grande amico.

Nella mia vita ho conosciuto tanti personaggi importanti dello sport e dell’industria e credo di essere riuscito a conquistare sempre la loro fiducia e simpatia, non certo per la mia cultura ma per la mia umiltà, per esempio Luca Cordero di Montezemolo mi ha sempre dimostrato molto affetto.

Un ultimo pensiero a tutti i miei tifosi ed amici, che non devono disturbarsi per venire al mio funerale. Vi ringrazio per l’amicizia, la stima, l’incitamento, il supporto che mi avete dato.

Io adesso ho tolto il disturbo”.

Questo era Amilcare, grande nello sport, grande nella vita perché aveva capito che semplicità, impegno, onestà, sacrifici, amicizia, il rispetto con se stessi e con il mondo sono la chiave per tagliare traguardi importanti, storici.

Nella foto, alla guida dell’Alfa Romeo, Amilcare Ballestrieri con il suo navigatore Sergio Maiga