porto vecchio sanremo

Una volta a creare casini, fortune incredibili, disuguaglianze, ricchezza e povertà, era principalmente la “politica del mattone”, dei palazzinari, dei furbi e ben ammanigliati, che la facevano quasi sempre franca a danno di chi invece rispettava la legge, la natura, gli altri. Allora si usciva da una seconda guerra feroce, c’era la necessità, il bisogno, la volontà di dimenticare, di ricostruire il più in fretta possibile… Oggi, la modernità del Tik Tok, l’era dell’intelligenza (?) artificiale, di Alexa, dell’auto elettrica e presto con le ali, rischia di far sbarellare il nuovo project financing, quello agè, come dicono i francesi, ma anche quello un po’ riveduto e corretto recentemente. La prova? Il tormentato e lungo cammino, durato ben 7 anni, del project financing che dopo denunce, ricorsi al Tar, il Consiglio di Stato, è stato approvato, firmato dall’amministrazione comunale uscente di centro sinistra, retta dal sindaco Biancheri, che riguarda proprio la nuova vita del Porto Vecchio matuziano. L’opera ritenuta e battezzata come la fiamma che ricostruirà e rilancerà turisticamente, socialmente, culturalmente, economicamente Sanremo ed i sanremesi invece che applausi, comincia a scricchiolare. Invece che unire rischia di dividere i 7 candidati sindaci che si sfideranno l’8 ed il 9 giugno e gli elettori che dovranno scegliere e dare la maggioranza ad uno di loro. 

Come prima, più di prima la città del Festival, del Casinò, del rally, del golf, del tennis, del sole, del mare e di tanto altro ancora, che il mondo invidia, sembra una volta di più incapace di trovare la strada giusta per recuperare il tempo perduto. Ridare fiducia, valorizzare tutte le bellezze e le occasioni che il buon Dio generosamente le ha dato. L’ingegnere Gianni Rolando, past president dell’Ordine nazionale degli ingegneri, candidato del centro destra dai 4 partiti che sono al governo, FdI, Lega, FI, Udc, più due liste civiche, ha acceso la miccia dichiarando, coram populo, che il project del vecchio porto, deve essere rivisto, congelato, aspettare in sostanza che sia la nuova amministrazione comunale che vincerà tra poco più di un mese le elezioni a fare i necessari aggiornamenti e ritocchi al progetto approvato perché in sostanza sarebbe ormai vecchio, superato in determinati settori da aggiornare ed altro ancora. Tra i motivi della richiesta la scarsa visibilità che sarebbe stata data al progetto n.2 da Palazzo Bellevue, rispetto al progetto n.1, quello presentato dall’imprenditore Walter Lagorio e poi ceduto, pare per 13 milioni di euro, al fondo inglese Reuben Brothers, dei fratelli Simon e David, riusciti alla fine a trovare anche un accordo economico contrattuale con la società Porto San Francesco della famiglia Piras-Lanteri.

Problemi, aggiornamenti anche per i baretti, i ristoranti che incorniciano una parte del vecchio porto, l’attracco e la zona dei pescherecci, le zone dello Yacht Club, della Canottieri Sanremo, nuovi affitti. Per non parlare del parcheggio interrato di 100 posti e forse più, del sottopasso di via Nino Bixio tra corso Orazio Raimondo e via Gioberti, mettere mano pure al quartiere della Marina, tanto caro ai matuziani. Da giorni si avvertono segnali contrastanti su questa campagna elettorale, proprio per le grosse cifre milionarie che girano su progetti ed investimenti pronti ad uscire dai cassetti che contano. Si aspettava solo di capire meglio chi potesse essere il primo a girare la chiave. È stato il più tecnico dei tre candidati, certamente tra i più titolati allo sprint finale trattandosi di costruire porti, grandi strutture, parcheggi, palazzi, centri direzionali, commerciali in Italia e all’estero: Gianni Rolando (centro destra). Gli altri due competitor sono l’avvocato Alessandro Mager (liste civiche) che ha ricevuto l’endorsement dell’ex ministro di Forza Italia-Berlusconi, Claudio Scajola, attuale sindaco di Imperia e presidente della Provincia; Fulvio Fellegara, candidato civico supportato dalla sinistra, volto nuovo che piace ai giovani. Il “piatto” del Porto Vecchio, elettoralmente come serbatoio di voti e non solo, è molto ricco.

Bastano solo tre numeri che non sono sfuggiti ai social, alla carta stampata: la zona del Porto Vecchio interessata, lo specchio d’acqua dove attraccano quasi 500 imbarcazioni è di circa 82-83mila metri quadrati; la concessione del Comune ai fratelli Reuben del porto è di 65 (?) anni, valore 640-645 milioni; per la realizzazione delle opere elencate dal contratto per il restyling totale 56 milioni di euro. Tutto liscio, tutto ok, il “pacchetto Porto Vecchio” verrà rimesso nel frigo, congelato, in attesa del nuovo sindaco, delle modifiche da parecchi ritenute necessarie? Che senso avrebbe investire grosse cifre per costruire un porto con disegni, soluzioni ormai vecchie, superate? Il discorso potrebbe sembrare giusto, però secondo una discreta maggioranza il codice civile, la nuova legge approvata l’anno scorso su appalti, restyling, gli articoli 193, 194, 195 per esempio, le “società di scopo” non la farebbero così facile. Senza entrare nel tecnico,  proprio quando in ballo ci sono grandi investimenti privati per realizzare imponenti strutture di interesse pubblico la “trasparenza”, su tutto, deve esserci sempre prima, non dopo.