I nuovi confini della tratta di esseri umani corrono sul web: si chiamano “loverboy”, persone che adescano ragazze fingendo di voler fare amicizia per destinarle alla prostituzione, e utilizzano i social network, in primis Facebook, per velocizzare i contatti e ottenere informazioni utili sulle potenziali vittime.

Se ne è parlato oggi al Palazzo Ducale di Genova, nel primo di 3 incontri di approfondimento organizzati da ANCI Liguria e Regione Liguria sulla declinazione contemporanea della tratta e del traffico di esseri umani.

Il tema dello sfruttamento sessuale e lavorativo di donne e minori ha avuto, negli ultimi anni, una evoluzione costante e drammatica, espandendosi in maniera vertiginosa e soprattutto fuori controllo grazie alle nuove tecnologie: internet, mare magnum delle informazioni senza confini, è lo strumento principe per il reclutamento delle vittime possibili.

«Dimentichiamoci delle nigeriane, vittime di altre forme di tratta; sul web si assoldano principalmente ragazze maggiorenni provenienti dall’Europa dell’Est: Bulgaria, Romania, Albania – afferma Gabriele Baratto dell’università degli Studi di Trento, fondatore dell’unità eCrime nella facoltà di Giurisprudenza– Ci sono dei segnali che aiutano a capire quando stare in guardia: ad esempio, nella categoria degli annunci di lavoro online fraudolenti, spesso utilizzati nella ricerca di donne destinate allo sfruttamento sessuale, bisogna tenere alta l’attenzione nel caso in cui vi sia una sorta di sponsorizzazione di impieghi in settori lavorativi diversificati, turistico (crociere, ballo, cuoco, etc.); intrattenimento e divertimento, benessere (massaggio, estetica). Ma anche quando non vi sia menzione dell’azienda, della retribuzione o del tipo di contratto, quando non sia riportata nessuna specifica sul tipo di lavoro offerto o sulle mansioni previste, l’annuncio contenga errori grammaticali e sintassi non corretta, compaia l’indicazione generica di “spese da sostenere”, vi siano riferimenti a siti web o altri profili social o indirizzi email inesistenti», conclude Baratto.

I seminari tematici, realizzati da ANCI e Regione Liguria – Assessorato alle Politiche sociali Sonia Viale e coordinati da Emanuela Abbatecola dell’Università di Genova e Andrea T. Torre del Centro Studi Medì, si rivolgono a educatori professionali, operatori e assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali e forze dell’ordine. Lo scopo è cercare di porre un freno al triste fenomeno, che si traduce anche attraverso una corretta informazione e formazione.

I prossimi appuntamenti sono previsti per martedì 25 settembre (“La gestione dei casi dei richiedenti asilo trattati”) e martedì 9 ottobre (“Lo sfruttamento minorile e lavorativo”).