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In centinaia si sono ritrovati questa mattina a Sanremo nei pressi della statua dedicata a Mike Bongiorno, per l’occasione addobbata con i drappi delle sigle sindacali. All’angolo tra Via Matteotti e Via Escoffier ha preso il via il presidio organizzato da Cgil e Uil, con la richiesta di incrementare gli investimenti nei settori pubblici, prioritariamente in sanità, istruzione, università e trasporto pubblico locale. La richiesta si focalizza sulla necessità di nuove assunzioni e sull’allocazione di risorse mirate a sostenere i servizi pubblici.

Presenti fra le forze politiche il segretario provinciale del Partito Democratico Cristian Quesada, alcuni esponenti di Rifondazione Comunista e molte parti del mondo del lavoro pubblico.

“Non è possibile che il governo convochi i sindacati per cinque minuti e poi faccia uscire fuori una riforma di questo tipo. Noi rappresentiamo il Paese, abbiamo portato in piazza le autonomie locali, il terzo settore e i trasporti, nonostante si sia cercato, in particolare nel caso di questi ultimi di impedirlo”, tuona la segretaria di Uil Fpl Liguria Milena Speranza, facendo riferimento alla precettazione dello sciopero firmata dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Una situazione inedita e fortemente contestata dai manifestanti.

Tiziano Tomatis, neo-eletto segretario della sezione imperiese della Cgil annuncia le tappe della mobilitazione, che non si fermeranno alla giornata odierna. “La prossima settimana ci sarà di nuovo lo sciopero generale in piazza il 24 novembre a Genova“, dichiara. “Partiremo dal porto in un corteo che concluderemo davanti alla Prefettura. Contiamo nella partecipazione di numerose persone per lanciare un messaggio chiarissimo contro questo governo e soprattutto contro quello che sta facendo con questa scellerata manovra finanziaria”.

“A Sanremo oggi una delle tantissime piazze d’Italia che rispondono con la partecipazione al ministro Salvini, che in maniera vergognosa ha fatto di tutto per tentare di boicottare questo sciopero”, commenta il segretario provinciale del Partito Democratico di Imperia, Cristian Quesada. “Salvini fa bene ad aver paura della piazza perché oggi si respirava la volontà di reagire ad un governo che non dà risposte alle categorie e che oggi, in maniera legittima, hanno manifestato il loro dissenso. Un dissenso che nella provincia di Imperia è ormai trasversale e allargato all’elettorato di centrodestra, soprattutto in materia di sanità e trasporti, due temi sui quali la giunta del presidente regionale Giovanni Toti sta dimostrando da 8 anni tutta la propria inadeguatezza, incapacità e mala fede. Il Partito Democratico continuerà a sostenere attivamente le cause dei lavoratori e delle categorie colpite da politiche che non rispondono alle loro esigenze”.

Ad Imperia, invece, la rete studentesca non ha avuto seguito. Dalle 9:30, in piazza della Vittoria si sarebbero dovuti radunare gli alunni della provincia ma erano presenti soltanto cinque ragazzi delle scuole superiori. “Purtroppo non c’è stata buona comunicazione: alcune classi erano in gita scolastica e parte degli organizzatori erano all’Orientamento a Genova”, ci spiegano i ragazzi, delusi ma determinati a raggiungere Sanremo per rinfoltire la protesta.
A giudicare dai motorini parcheggiati fuori dagli istituti, gli studenti hanno preferito entrare in classe piuttosto che partecipare al sit-in. In percentuali minoritarie coloro che non hanno potuto raggiungere la scuola per lo sciopero dei mezzi. Altri invece sono stati rimandati a casa dopo che il professore, in carico alla prima ora, partecipava alla contestazione: la sostituzione dell’insegnante sarebbe stata illegittima.

Qualche disagio in più si è verificato nelle scuole primarie, anche se, stando a quanto raccolto, la comunicazione interna ha evitato intoppi nonostante alcune classi non abbiano svolto lezione.

Nel video servizio a inizio articolo le voci a caldo dei segretari provinciali delle due sigle sindacali e dell’ex segretario Cgil Imperia Fulvio Fellegara.

Servizio a cura di Anthony D’Aguì ed Alberto Ponte.