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Il 15 di giugno anche il camping Villaggio dei Fiori di Sanremo tornerà ad aprire le sue porte alla clientela internazionale che lo frequenta ormai da tanti anni.

Considerato il più bel camping del Ponente ligure, e per alcuni addirittura il migliore di tutta la Liguria, per la prima volta nella sua storia ha dovuto chiudere quando in precedenza non l’aveva mai fatto neppure per le ferie. Il Villaggio dei Fiori, almeno da quando è passato alla gestione di Pierluigi ‘Gigi’ Catto nella seconda metà degli anni ’70, è sempre rimasto aperto 365 giorni all’anno. Adesso come si riparte?

“Per ora ci sono ancora poche prenotazioni – conferma lo stesso Gigi Catto – abbiamo lanciato alcune proposte promozionali per cercare di ripartire con un buon ritmo però la risposta è ancora un po’ tiepida, almeno per adesso”.

Nonostante tutto, continua ad investire. Stanno arrivando nuove strutture per migliorare il camping anche se le previsioni generali per l’estate non sembrano così rosee.

“Chi fa l’imprenditore deve essere fondamentalmente un ottimista e noi dobbiamo sperare che anche quest’anno riusciamo a raggiungere qualche risultato. Puntiamo non solo sui due mesi caldi di luglio ed agosto ma anche su settembre ed ottobre. Quelli sono sempre stati per noi due mesi con vocazione straniera, soprattutto  tedeschi, e speriamo che questo virus non torni, anche se nessuno ce lo può dire. Ci possiamo solo augurare che anche quest’anno, a settembre e ottobre, gli stranieri ritornino come hanno sempre fatto”.

Mi occupo di questo campeggio dal 1976 – conferma Catto – ed è questa forse l’unica struttura turistica di Sanremo che non ha mai chiuso un giorno. Facciamo anche parte di un circuito internazionale, una catena francese che raggruppa strutture di un certo livello fuori dai confini ma vicine, in particolare villaggi turistici, alcuni anche molto grandi con centinaia di case-mobili e bungalow che sono a ridosso del mare”.

C’è stata sofferenza da parte dei suoi dipendenti durante l’isolamento?

Nei 100 giorni di chiusura la sofferenza è stata generale – risponde Catto – perché nessuno di noi, a partire dal sottoscritto, eravamo abituati a vedere questa struttura chiusa e completamente disabitata, una visione che stringeva il cuore. I dipendenti dall’8 di marzo sono stati messi in cassa integrazione ma a loro i soldi non sono arrivati e così la società ha anticipato gli emolumenti che dovevano percepire”.

Dovrete fare delle scelte dolorose, cioè lasciare qualcuno a casa senza lavoro?

“No, per ora no, contiamo di ripartire nell’arco di questo mese di giugno con il solito organico. In estate, cioè alta stagione, normalmente qui ci sono poco più di cinquanta dipendenti”.