Grandi autori a casa tua‘ prosegue, all’indomani dell’inaugurazione del ponte di Genova, con una intervista a Lia Piano, Presidente della Fondazione Renzo Piano a Parigi, figlia dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano. È nata a Genova nel 1972, terza di tre fratelli che poi diventeranno quattro. Laureata in lettere, dal 2004 si occupa della Fondazione Renzo Piano. Oggi vive e lavora moto perpetuo fra Parigi, Genova e qualsiasi altro luogo del mondo. In attesa di radicare, ha scritto il suo primo libro “Planimetria di una famiglia felice” ed. Bompiani, una conversazione tutta al femminile con la prof.ssa Francesca Rotta Gentile e la prof.ssa Bianca Scaglione, entrambe docenti di lettere all’Istituto Colombo di Sanremo.

Il prossimo ospite sarà il noto giornalista e autore Antonio Caprarica, corrispondente Rai da Londra e grande conoscitore dei reali inglesi. L’intervista sarà condotta insieme alla Dirigente Scolastica Prof. Mara Ferrero dell’Istituto Baruffi di Ceva e Ormea.

Francesca Rotta Gentile: “Oggi parliamo con Lia Piano del suo primo libro “Planimetria di una famiglia felice” ed. Bompiani”.

Lia Piano: “In dieci anni erano riusciti a cambiare tre nazioni, festeggiando ogni trasloco con un figlio. A quel punto avevano comprato una casa vicino a Genova e si erano imbarcati nell’impresa più difficile: diventare una famiglia normale”.

Francesca Rotta Gentile: “Il babbo sa disegnare il mondo, sfida la forza di gravità e costruisce una barca a vela nel seminterrato. La mamma è bellissima, ha i tacchi alti e ancor più alte pile di libri intorno a sé. Maria, la bambinaia, parla in calabrese stretto, non sa leggere e ha un cuore più grande dell’enorme giardino che circonda la casa. I ragazzi sono tre: Marco, alle prese coi primi turbamenti della pubertà, Gioele, afflitto da un’incoercibile balbuzie e da una pericolosa passione per la chimica, e la Nana, che dal basso dei suoi sei anni osserva e racconta. E poi c’è lei: la villa abbarbicata sulla collina sopra Genova dove la famiglia è appena approdata per provare, forse, a diventare normale. Certo, bisognerebbe disperdere la folla di animali di ogni tipo che ritengono di aver diritto di cittadinanza tra quelle mura. Chiudere le porte per impedire che il vento circoli senza tregua per le stanze. Evitare di dormire tutti per terra in salotto solo per godere della luna piena attraverso le vetrate… O forse è proprio questa la planimetria di una famiglia felice? Aprire questo romanzo è come entrare nella grande casa dove è possibile un’infanzia incantata. Poi l’incanto finisce, tutti lo sappiamo: ma qualcuno ha il dono di rimanere in contatto profondo con quella prima luce. L’esordio nella narrativa di Lia Piano è sorprendente proprio per la sicurezza con cui mescola memoria e invenzione, evitando ogni facile nostalgia attraverso la leggerezza. Lo humour che percorre queste pagine è come un gas sottile, che circonda anche le cose difficili e le solleva dal pavimento e dal cuore, per farle volare in una dimensione dove sorridere, e sorridere di sé, è salvifico e magicamente contagioso”.

Lia Piano: “Da bambina, ad esempio, io non soggiacevo alle leggi naturali. Mio padre era contrarissimo alla forza di gravità e mal sopportava che io toccassi terra. Se mi incrociava che camminavo per casa aveva un subitaneo moto di fastidio, mi sollevava e distrattamente, senza smettere di camminare, mi depositava nel punto più alto della stanza. Su una mensola, in cima a una scala, sopra il frigo”.