La famija sanremasca da oltre 60 anni protegge la cultura matuziana
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“Non chiudersi in una cerchia di antichi sanremaschi, ma preservare la cultura locale per offrirla anche alle famiglie che immigrano da altre terre“, è la mission della Famija Sanremasca, ci spiega Leo Pippione, attuale presidente.

A questo scopo l’associazione, nata nel 1957, ha riportato nella Città dei Fiori le antiche tradizioni dei nostri luoghi, come le feste patronali di San Romolo e dell’Assunta, occasione in cui vengono anche investiti i Consoli del Mare. Successivamente, sono state organizzate anche diverse competizioni, tra cui risaltano quelle di poesia, di pittura e una più giovane, di cui quest’anno si terrà la quinta edizione, consistente nel raccontare la propria esperienza nella comunità matuziana.

Quest’anno, è in programma una nuova mostra che riporti alla memoria sociale l’entusiasmo degli Anni 50, in cui la civiltà sanremasca acquisì una coscienza mai vista prima, diventando meta dei diversi eventi che oggi conosciamo e di molti turisti da tutto il mondo e iniziando una vertiginosa crescita, che la portò, dal paesino che era, a sforare la soglia dei 60mila abitanti.

Palme, fiori, mare, musica, ville liberty e tanto sole: la Famija ci vuole dimostrare che a Sanremo la tradizione non è stata risucchiata dal passato, ma al contrario, è il pilastro su cui si poggerà il suo futuro; per questo, i membri della suddetta inizieranno interventi nelle scuole, sensibilizzando i giovani che, incredibilmente, stanno vivendo un ritorno di fiamma nei confronti della loro cultura d’origine.