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Dopo il Consiglio monotematico di Imperia, nella sostanza rimane poco o nulla. Come era prevedibile, peraltro. Anche perchè la richiesta della minoranza era una esposizione dei fatti politici, da parte del sindaco Scajola, che hanno portato al procedimento penale per la querelle con Bergaminelli. Quindi il voto in sè contava relativamente – e, per la cronaca, la censura dell’operato del sindaco è stata respinta – ma è proprio da qua che scaturisce l’unico fatto emerso: la minoranza si è definitivamente spaccata.

Al di là dei sette firmatari richiedenti l’assemblea – e concessa su sollecitazione del Prefetto Società Aperta ha abbandonato l’aula prima delle votazione, così come Laura Amoretti. Sempre più distante dal PD che, nell’ assemblea, invece si è espresso con i consiglieri Verda e Bellotti. Ai quali va aggiunta un’altra assenza di Silvia Mameli. La motivazione sostanziale, senza scendere nella lunga disamina storica fornita da Enrico Lauretti, è da ricercarsi nel principio di separazione dei poteri: ogni parte deve concorrere secondo il proprio scopo, senza entrare nella sfera dell’altro.

Facile a dirsi, difficile a farsi. Anche se la consigliera Modaffari, presentando l’ordine impeccabilmente con una arringa che ha messo in mostra tutta la sua abilità forense, aveva specificato che andava ben distinta l’attività giudiziaria dalla giustificazione politica. E per la quale, a fine assemblea, si è detta soddisfatta dalle risposte ricevute dal primo cittadino, pur non condividendone l’indirizzo. Sottolineando, a più riprese, che il primo cittadino dovesse dare direttive, e non ordini, al comandante della Polizia Locale. Anzi, dichiarandosi contraria alla proposta di censura in sè che avrebbe soltanto aumentato l’atteggiamento vittimistico del quale, a dire dell’avvocato, si avvale il Sindaco e l’amministrazione.

Pensiero precorritore dato che, nella difesa, Scajola tuonerà: “Mi sono chiesto tante volte perchè ce l’hanno con me?!“. Affermazione quasi di ‘balotelliana‘ memoria quando il giocatore, subito dopo un gol segnato, esibì la maglietta ‘Why always me?‘. Non si può ridurre l’intervento dell’ex Ministro a questa semplice divagazione. La sua infatti è una difesa inappuntabile, degna replica all’istanza presentata: botta e risposta, sono i due momenti più alti di un Consiglio che, per il resto, si perde nelle schermaglie che talvolta si abbassano fino al ‘fatto personale’.

“Il problema è che sono ingombrante. Per la mia storia passata e per il mio operato ma la soddisfazione è avere l’appoggio della mia gente” e il Sindaco volge lo sguardo al pubblico accorso numeroso. Un’ottantina tra appassionati, curiosi e ‘fedelissimi’ che, a giudicare da applausi e disapprovazioni, erano la maggioranza: accorsi per sostenere il primo cittadino, come testimoniato dall’applauso a fine assemblea. Una claque che, per certi versi, ha inasprito il tono inquisitorio, particolarmente quando ha risposto con i ‘fischi’ alle allusioni di Ivan Bracco: “Ex Ministro che mantiene rapporti con un soggetto vicino alla criminalità”, riferendosi al processo in corso a Reggio Calabria ed ai legami con Matacena.

“Mi ispiro alla Costituzione ed al consenso del popolo: sono i miei due fari” ha detto Scajola focalizzando poi la telefonata con Bergaminelli: “
E’ noto che sicuramente da parte mia c’era forte irritazione dato che, nei cinque anni di amministrazione comunale, il comandante dei vigili nei giorni festivi e prefestivi non garantisse la sua presenza in mezzo ai suoi uomini. Questo gli ho contestato, facendolo un giorno anche rientrare dalle ferie. Ma questa è una valutazione di chi esercita il ruolo di sindaco: io il sindaco lo faccio così, essendo sul pezzo da mattino alla sera. ” E prosegue: “Non c’è minaccia, c’è una espressione volgare. Partita mentre una persona stava registrando la telefonata e che non sapeva chi fosse Maiolino, dove fosse la sua precedente costruzione sulla ciclabile, di quale ciclabile stessimo parlando, fino a quando non c’è stato lo sbotto. Io non ho mai minacciato nessuno in vita mia. Non mi appartiene. “

Lucio Sardi – che provocatoriamente propone di far saldare i 3000 € del Consiglio al Presidente che non ha accorpato l’unico tema all’assemblea del 25 luglio – ha l’ultima parola dell’opposizione: ” Il problema è che lei ha richiesto al Comandante di ritirare i vigli da un’ispezione in atto per verificare un abuso. Il problema è ciò che ha chiesto, non la parolaccia.”

Come già detto, la mozione viene respinta e il pubblico esplode in un applauso.