elezioni claudio scajola

Non sono passate neppure 24 ore dalla nostra notizia su Claudio Scajola, moderno Giulio Cesare o Filippo il Macedone del “Divide et Impera” che, come annunciato, è scoppiata la bomba. Atomica. Ad Imperia capoluogo, come negli altri 3 comuni di Ventimiglia, Bordighera e Vallecrosia che il 14-15 maggio andranno al voto per scegliere sindaci e nuovi consigli comunali, tutto all’improvviso sembra capovolto. Un incubo!

Certamente un labirinto che non fa onore alla politica, la maggioranza di chi li rappresenta e che, se non giustifica il 60% degli italiani che non è andato a votare, riconosce loro robuste attenuanti. Li capisce. Potrebbero essere addirittura assolti non per mancanza di prove, ma per “prove certe del naufragio della politica, della pubblica amministrazione e loro adepti”. Per dirla semplice semplice con Gino Bartali, l’indimenticabile campione ed eroe del ciclismo italiano “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!” Riscrivere tutte le ipotesi, le certezze, le bufale, le sensazioni, sussurri e grida, alleanze, amici e nemici, nomi nuovi e vecchi, centrodestra sì centrodestra no, civici più partiti-civici senza partiti, la Lega sul punto di tradire, no già fatto, un giorno bianco un giorno nero, Forza Italia che ci ripensa, il presidente della Regione che fa accordi, FdI ed il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni “non ricattabili” ad oltranza. Invece che partire, al voto mancano esattamente 75 giorni e gli elettori non conoscono ancora quanti partiti scenderanno in lizza, se con le proprie bandiere o senza, chi si candida sindaco, i nomi dei candidati consiglieri, chi sarà “civico”. Soprattutto i programmi, i programmi, i programmi. Le cose che bisogna assolutamente fare, i problemi da risolvere nei prossimi 5 anni. A partire da quello più vicino, che se ne discute da decenni e non si trova mai la soluzione, quello dell’acqua potabile che anche la prossima estate, tra 3 mesi, rappresenterà l’ennesima Via Crucis di tantissimi Comuni, a partire dal Golfo Dianese e migliaia di turisti. Cosa, quando, come fare, con che mezzi risolvere un problema assolutamente prioritario. Diventato, per cavilli, incapacità, divisioni tra partiti e pubblici amministratori una vera e propria vergogna. Per non parlare della sanità in tutta la provincia. Altra vergogna. Guai ad ammalarsi. Chiedere il perché ai tantissimi che è capitato e a chi ogni giorno ha la sfortuna, la necessità di essere portato al Pronto soccorso.

Oggi è arrivata la notizia che il colonnello dei carabinieri Luciano Zarbano si candiderà sindaco alle elezioni di Imperia. È una candidatura “civica”. Nel simbolo, una sfera azzurro chiaro-azzurro scuro tagliata a metà da una striscia tricolore, la scritta in bianco “Centrodestra per Imperia“. Raggiunto telefonicamente si è limitato ad invitarci alla conferenza stampa del movimento che si terrà lunedì 6 marzo all’Hotel Rossini-Teatro di Imperia. Da militare che deve dare l’esempio non una parola in più.

Ventimiglia anche nel caos. Flavio Di Muro, ex parlamentare della Lega, prima indicato dal partito di Salvini candidato sindaco della città, favorevole anche l’amico e viceministro Rixi, poi probabilmente sacrificato per allearsi con Scajola, ha un diavolo per capello. Ha detto che si candiderà lo stesso, che lui non accetterà mai l’aut aut di Claudio, che oltre che sindaco è anche presidente della Provincia, che i partiti e candidati suoi alleati devono rinunciare a bandiere e simboli. Insomma tutti scontenti. Un carnevale. Tutti si riuniscono per trovare come uscirne salvando non dico la faccia ma almeno il naso. A Genova a cominciare dal presidente della Regione Giovanni Toti (Cambiamo), Carlo Bagnasco (FI), Matteo Rossi (FdI) e Edoardo Rixi (Lega) Stefano Balleari ed altri.

Claudio Scajola, sicuro di vincere, è stato sempre chiaro: pronto ad allearmi, però nessun simbolo di partito. Lui, dopo i vari trascorsi con la Dc, Forza Italia, FI, le amicizie prima con il ministro Paolo Emilio Taviani (che è stato anche suo padrino), poi con Berlusconi (che lo aveva inviato, quando era ancora una delle quattro volte Ministro, anche a Mosca a trattare con Putin) è sempre stato irremovibile nelle decisioni. Insomma con me, come dico io, oppure salute e baci, ognuno per la propria strada.

Ad Imperia questa “bomba” fa riprendere entusiasmo agli avversari di Scajola, soprattutto al Pd, Liguria Popolare, Udc (si dice tutti probabili alleati di Zarbano, meloniano). Ai possibili candidati Ivan Bracco (che sta raccogliendo molti consensi), Laura Amoretti, lo stesso Enrico Lauretti ed altri. Ad allargare il cerchio anche il nome di Giovanni Barbagallo, già sindaco, nato socialista, da poco dimissionario da presidente della RT (Riviera Trasporti), società che fa acqua da tutte le parti. Si candida? Con chi? Appoggerà, con i suoi voti qualcuno? Per l’RT lo aveva scelto Scajola, sono rimasti amici? Insomma nuovi scenari che invece che chiarire, complicano di più. Secondo molti Scajola, se non cambia, rischierebbe parecchio. Le quotazioni di Zarbano starebbero aumentando. La vittoria recente di Elly Schlein, il quasi pieno che ha registrato ad Imperia, aiuta le sinistre. Non è da sottovalutare.

Chi vota pretende chiarezza, fatti, non promesse vane. Bisogna tornare al passato, chi amministra deve essere probo, capace, onesto, illuminato. Chi governa in nome e per il popolo, per una nazione, un Comune deve capire di avere l’onore di servire, essere “servitore” a disposizione della città, del paese, del Comune, dello Stato che lo ha scelto, votato. Che ha avuto fiducia in lui. Non “padrone” o “Marchese del Grillo”.