Piaccia o non piaccia, chiacchierato o non, una cosa è certa: in questo super caotico labirinto pre-elettorale, dove quello che si dice e si scrive oggi è smentito domani, dove si sa poco o nulla delle prossime elezioni comunali che si svolgeranno il 14-15 maggio, dove il centro destra a Roma è compatto e governa invece sulle sponde del torrente Impero e del Roja pare più che mai diviso e sull’orlo di una crisi, Claudio Scajola è il protagonista assoluto. Non sorprende chi lo conosce bene. Non è un caso che Scajola dall’11 giugno 2001 al 2010 sia stato nominato ben 4 volte Ministro della Repubblica (governo Berlusconi), che attualmente ricopra la carica di sindaco di Imperia, di presidente della Provincia, dal 2020 vicepresidente Anci, senza dubbio tra i primi cittadini, pubblici amministratori, politici più noti, preparati, dinamici, scafati, chiacchierati della Liguria e d’Italia. Esattamente 13 anni fa, il 27 febbraio 2010 quando era Ministro dello Sviluppo economico, a Parigi, all’Hotel Martignon, dal premier Francois Fillon Claudio Scajola è stato insignito della Legion d’Onore, massima onorificenza della Francia. Conosciuto in Russia e mezzo mondo mesi fa ha deciso di ricandidarsi sindaco della sua città natale. Non si sa ancora chi saranno i suoi alleati. Nel ponente si voterà anche a Ventimiglia (labirinto totale), a Bordighera (dovrebbe ricandidarsi il sindaco Vittorio Ingenito, per il resto tanti punti di domanda), anche a Vallecrosia notizie scarse su candidati, competitor, partiti, alleanze.

Ad Oneglia, Porto Maurizio, Sanremo, Diano Marina, in Riviera chi mastica politica questo labirinto pre-elettorale ed il ruolo di Scajola non sorprendono. Anzi. Claudio politicamente, dicono, “è sempre più avanti, è una faina, fiuta l’aria, come gli antichi romani ‘Divide ed Impera’, cogli l’attimo, ‘Dividi e comanda’, cerca di capire gli avversari, prima di sferrare l’attacco elettorale cerca di riuscire a dividere chi hai di fronte. Costi quel che costi. Se riesci a far diventare gli amici, nemici, rivali, invidiosi, litigiosi, anche se più forti di te sulla carta puoi giocarla e vincere”. Brutalmente, per dirla in francese, “à la guerre comme à la guerre”. Insomma poco corretti. Claudio Scajola un moderno Filippo II il Macedone, leggendario padre di Alessandro il Grande che, nel 338 a.c. sconfisse a Cheronea Atene e Tebe e conquistò con il suo esercito la Grecia? Testi classici attribuirebbero a lui, a Filippo il Macedone la tecnica bellica del “Divide ed Impera”.

Altra certezza scajolana, del 4 volte Ministro ed allievo prediletto per lungo tempo di Berlusconi, poi qualcosina si è rotta, l’esser riuscito a gettar scompiglio nel centro destra. Come? Dichiarando che lui si ricandida come “civico”, pronto ad allearsi con chiunque condivida i suoi programmi ed abbia progetti, idee su come migliorare la città, la vita ed il futuro degli imperiesi. Ad una condizione, assolutamente non trattabile: i partiti devono rinunciare a simboli e bandiere. Sino a pochi giorni fa pareva che FdI, Lega, FI avessero deciso di presentarsi e marciare uniti. L’accordo si dice prevedesse candidato sindaco di Imperia Luciano Zarbano, colonnello dei carabinieri, ex comandante provinciale in quella città, poi in servizio a Genova, scelto dal partito di Giorgia Meloni. La Lega di Salvini, come suo candidato sindaco di Ventimiglia, pare garante il viceministro Edoardo Rixi, in cambio avrebbe indicato Flavio Di Muro. Niente di ufficiale, ma per settimane nessuna smentita, anzi. Poi la bomba: la Lega avrebbe cambiato idea, rotto il patto, possibile un’alleanza con Scajola anche a costo di rinunciare a simboli e bandiere della Lega. Di Muro, su tutte le furie, non ci sta, si direbbe disposto a presentarsi anche da solo, contro tutti, ma con il vessillo della Lega bene in vista. Il colonnello Zarbano, carabiniere di ferro, ligio al motto dell’arma e della divisa che indossa “ubbidir tacendo” non proferisce verbo. 

Oggi il giallo verrà affrontato (risolto?) in una delicatissima e probabilmente rumorosa riunione a Genova tra Matteo Rosso, inviperito per il “volta faccia”, deputato e coordinatore regionale di FdI, da Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture e capo della Lega in Liguria, da Giovanni Toti, presidente della Regione e leader di Cambiamo! che avrebbe già fatto, si dice, il salto della quaglia accordandosi con Claudio Scajola grazie alla mediazione del nipote Marco, potente assessore regionale e da Carlo Bagnasco, coordinatore ligure di FI. Come finirà, Giorgia Meloni non sarà riccattibile o… Si accettano scommesse.