Diano Marina gay friendly? Perché no?!

Ascoltando l’intervista a Gianni Rossi presentata da Riviera Time ho pensato che in provincia potremmo fare di più, ad esempio, per attirare turisti omosessuali. Gianni Rossi nella sua intervista parla della necessità di attirare e coinvolgere il turista partendo dalla semplice considerazione che il mare potrebbe non essere sufficiente.

L’assessore di Diano Marina Luigi Basso ci ricordò, durante un colloquio avvenuto lo scorso Agosto, che in comune fu presentata la possibilità di rendere Diano Marina “città gay friendly”. La proposta però non piacque alla maggioranza e fu bocciata. Ma cosa significa, per una città, essere gay friendly? Cominciamo, come accade spesso, da cosa “non” significa: non significa rinunciare alla clientela abituale, non significa recingere una città per farvi entrare solo persone omosessuali, non significa dividere la città in due, da una parte gli omosessuali e dall’altra gli eterosessuali (come suggeriva, molto coloritamente, Pozzetto in un suo celebre film). Significa invece attirare “anche” gli omosessuali con iniziative ad hoc.

Inutile chiudere gli occhi e fingere di non sapere che oggi una coppia di omosessuali milanesi, o un gruppo di amici gay cuneesi preferisca andare nella vicina Costa Azzurra, o a Viareggio, o addirittura a Sitges in Spagna. Da noi si fermano (forse) per una pizza e poi proseguono fino a Nizza. A Nizza trovano su tutto il lungomare bandiere “rainbow” (l’arcobaleno a sei colori simbolo del movimento LGBT), trovano spiagge dove gli omosessuali sono maggioritari, in perfetta simbiosi con bambini, adolescenti, i loro genitori o i loro nonni.

È praticamente impossibile, nelle calde serate d’Agosto, passeggiare per la vecchia Nizza e non rendersi conto di quante persone omosessuali popolano i ristoranti e i pub del celebre centro storico francese. Questo perché, ad oggi, la maggioranza delle persone gay non ha figli, perché in generale entrambi i partner di una coppia gay lavorano e quindi spendono soldi in cene, vini e souvenir di ogni sorta. Trovano ad accoglierli personale moderno e preparato, che non strabuzza gli occhi ogni volta che due donne si tengono per mano o mangiano gli spaghetti come Lilli e la vagabonda.

Nella Riviera dei Fiori abbiamo pertanto bisogno da un lato di istituzioni aperte al cambiamento, disponibili al dialogo con le associazioni per organizzare eventi a tema (feste, serate in piazza, eventi culturali) e dall’altro lato abbiamo bisogno di privati che incentivino un turismo omosessuale.

Eccovi un banale esempio: tra poco è San Valentino, tutti i ristoratori che pensano di promuovere i loro locali per la serata degli innamorati specifichino che la loro iniziativa o la loro offerta è valida anche per coppie omosessuali. Non date per scontato che questo sia implicito, ad una coppia gay fa piacere sapere in anticipo che in un locale si è accolti con rispetto. Oppure promuovete il vostro locale specificando che organizzate anche matrimoni omosessuali. Scrivetelo chiaramente sui vostri siti internet e sui vostri messaggi promozionali. A Nizza (e non solo) funziona!

Marco Antei