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Nella Riviera dei Fiori le promesse e gli annunci per come e quando risolvere seriamente il gravissimo ed atavico problema della raccolta e smaltimento della nettezza urbana e, dei rifiuti in generale, si rincorrono e si vaporizzano da quasi mezzo secolo.

Discariche, inceneritore, biodigestore, un fiume carsico di parole. Di fatti concreti, tranne per la strana gara, e relativi sponsor politici, fra la “Ponticelli”, dei fratelli Pizzimbone (oggi in brutte acque) operante soprattutto nella zona di Imperia capoluogo e la “Idroedil”, del patron Carlo Ghilardi & Family, fondata nel 1975, eccetto turbolenze tra il 1992 ed il 1997 dovute ad esposti, indagini ed interventi del tribunale, sempre in attività nel più vasto territorio di Sanremo, Taggia e limitrofi e sovente in profumo di monopolio, non si è saputo e visto che autorizzare l’apertura di nuove discariche in tutta la provincia. In regione Colli a raffica lotto 2, 3, 4, 5, 6. Ferire sempre più il territorio, aumentare costi e disagi ai cittadini. Perché?

“4.0” lo ha chiesto a Giorgio Giuffra, sindaco di Riva Ligure e consigliere delegato dell’Amministrazione Provinciale di Imperia al problema e all’avvocato Lucia Artusi, assessore all’Ecologia ed Igiene del Comune di Sanremo.

“Il Biodigestore – hanno dichiarato – vedrà la luce entro il 2023/2024. La Provincia ha infatti ottenuto, in sede di Conferenza Regionale, l’approvazione del progetto di Fattibilità tecnico-economica per la costruzione del futuro Polo Tecnologico di Trattamento e Recupero dei Rifiuti solidi urbani della provincia, da realizzarsi in località Colli di Taggia. L’importante opera pubblica, del valore complessivo di 300 milioni di euro, sarà realizzata e gestita interamente da capitale privato, utilizzando lo strumento della “Finanza di Progetto”. Finalmente si passerà dal vecchio concetto di smaltimento a quello di trattamento e recupero, secondo le tecnologie più avanzate, sviluppando e favorendo al massimo la raccolta differenziata dei rifiuti urbani”.

Il progetto era già stato approvato nel 2017 dal Consiglio provinciale di Imperia, la burocrazia poi ci ha messo del suo. Oggi finalmente si è acceso il semaforo verde, se pandemia, coronavirus, vaccini non faranno nuovi disastri tra 3 anni il problema rifiuti, sino al 2040, dovrebbe essere più umano. Attenzione però, si tratta di un business enorme, cifre milionarie capaci di attirare non solo generose ed indispensabili api al miele, ma anche pericolosissimi tafani, acari e serpenti.