Apicoltura in crisi, Coldiretti chiede lo stato di calamità naturale. Regione Liguria pronta ad intervenire
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Azzerata la produzione del miele d’acacia e dimezzata quella di castagno: il 2019 sarà ricordato come l’anno buio dell’apicoltura ligure, da Levante a Ponente, dove è stata compromessa l’intera produzione a causa della siccità di marzo, seguita dal meteo particolarmente capriccioso di aprile e maggio, con vento, pioggia, grandine e sbalzi termici considerevoli. Il clima anomalo ha vanificato il lavoro delle api, che a malapena hanno trovato nettare sufficiente da portare nell’alveare per nutrirsi e ha costretto gli apicoltori a misure d’emergenza per salvare almeno gli sciami, che comunque si sono ridotti di oltre il 30%.

È quanto emerge dall’elaborazione di Coldiretti Liguria, diffusa in una nota trasmessa a Regione Liguria nella quale l’Organizzazione agricola ha chiesto lo stato di calamità per la grave situazione in cui verte un importante tassello dell’economia agricola locale. Ad oggi il settore conta, a livello regionale, un totale di 30.815 alveari, gestiti da 2.299 allevatori apistici, di cui 451 a Imperia.

“Quanto avvenuto quest’anno nella nostra regione – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – mostra la fragilità del settore che si aggrava ulteriormente a causa delle difficoltà del mercato legate alla concorrenza di mieli d’importazione di bassa qualità. Inoltre la scarsità di prodotti assicurativi presenti sul mercato che permettano anche agli apicoltori la stipula di forme agevolate a copertura dei rischi per la produzione di miele, non agevola le aziende che non sono quindi tutelate da eventi estremi come quelli riportati.

È per questi motivi – concludono Boeri e Rivarossa – che come Coldiretti Liguria abbiamo chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai di sollecitare il MIPAAFT (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo) affinché deroghi alle disposizioni della Legge 102 sulle calamità naturali, come già condiviso all’unanimità nella Conferenza delle Regioni, per garantire il ristoro dei danni subiti e permettere agli apicoltori professionisti di superare questa crisi pianificando interventi immediati a sostegno del comparto. In una situazione d’emergenza come questa, per sostenere le aziende del territorio ed evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, consigliamo al consumatore di verificare con attenzione l’origine in etichetta del miele oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica Liguria”.

“Attendiamo di ricevere dalle associazioni apistiche la stima dei danni – spiega l’assessore Stefano Mai. – Per ora non l’abbiamo ancora in mano. Quando l’avremo, la valuteremo insieme al rapporto Ismea sull’apicoltura. A quel punto potremo deliberare la declaratoria di Stato di calamità naturale. Solleciteremo il governo per la concessione della deroga per l’attivazione della legge 102, in modo da ottenere il riconoscimento dei danni alla produzione di miele, con la conseguente attivazione del fondo di solidarietà. Sono stato contattato da molti apicoltori che hanno lamentato l’azzeramento della produzione di miele d’acacia e la riduzione delle altre produzioni a seguito dell’andamento della stagione. Inoltre, molti apicoltori hanno dovuto nutrire le loro api per evitarne la morte – prosegue Mai – Considero l’apicoltura fondamentale non solamente per mantenere la nostra tradizione, i nostri produttori e l’economia sviluppata da questo settore, ma perché è importante anche per la nostra vita. Ad esempio, grazie alle azioni che messe in campo in Liguria per combattere la Vespa velutina, stimiamo di aver salvato 76 milioni di api e 600 miliardi di impollinazioni. Proprio perché credo nella grande funzione ambientale che hanno le api, anche in un’ottica di sostegno alle imprese, sto ragionando se modificare delle norme, in particolare quella che riguarda il nomadismo delle api, per concedere ai nostri apicoltori di spostare le proprie arnie per esigenze nate da situazioni climatiche avverse. Ricordo che il ministro Centinaio aveva stanziato 2 milioni di euro per l’apicoltura – conclude l’assessore Mai – Sarebbe il caso di capire se tali fondi possano essere utilizzati per aiutare questo settore che sta soffrendo particolarmente”.