giacomo giampedrone

Via libera della Giunta regionale al nuovo Piano Sociale Integrato Regionale (Psir) 2023-2025, frutto di un serrato confronto con il Terzo Settore e i Comuni per rimodulare i servizi in funzione delle reali esigenze della popolazione.

Tra le novità, la realizzazione dei nuovi Ambiti Territoriali Sociali, in armonia con la normativa nazionale, su aree che coincidono con i Distretti sanitari, e l’individuazione di nuove professionalità ritenute idonee a gestire e svolgere le attività.

“Siamo molto soddisfatti di questo Piano – affermano il presidente della Regione Giovanni Toti e l’assessore alle Politiche sociali Giacomo Giampedrone – che è frutto di un lavoro avviato quasi tre anni fa, impostato fin dall’inizio sulla piena condivisione con Anci Liguria: se la programmazione dei servizi è regionale, l’erogazione fa capo ai Comuni e per questo è stata valutata la ricaduta territoriale della pianificazione complessiva. Abbiamo dato risposta a tutte le osservazioni avanzate dalle amministrazioni locali e dai loro referenti dei servizi sociali, accogliendo molti dei loro suggerimenti. La riorganizzazione dei servizi sociali prevede un nuovo assetto territoriale, che sarà più funzionale ed efficace ed è il risultato di una puntuale ricognizione delle reali necessità dei cittadini, per garantire ad essi servizi sempre più mirati e una piena integrazione con il Piano sociosanitario e con quanto previsto nel PNRR”.

“L’approvazione da parte della Giunta apre il confronto in commissione consiliare per arrivare, speriamo entro novembre – conclude l’assessore Giampedrone – all’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea legislativa”.

Nella nuova geografia degli assetti territoriali, attraverso una revisione dell’attuale organizzazione, nascono i nuovi Ambiti Territoriali Sociali, sovrapposti sostanzialmente ai distretti sanitari, rafforzando il ruolo del ‘direttore sociale’ nell’interlocuzione costante con il direttore sanitario del distretto. Il direttore sociale coordinerà i servizi, supportato da figure specifiche per ciascuna area di attività: i coordinatori di area (minori e famiglie, anziani e disabilità, adulti e povertà, welfare di comunità), lo psicologo, l’educatore professionale e il mediatore di comunità che, in particolare nell’entroterra, avrà il compito di sostenere e stimolare processi di partecipazione attiva dei cittadini alla vita di comunità, accompagnandola in un processo di sviluppo della propria identità e del senso di appartenenza al territorio contribuendo quindi alla costruzione del welfare territoriale.

Oltre all’ATS Genova, nell’area Metropolitana sono previsti quattro Ambiti Territoriali Sociali, che ricomprendono i Comuni della cintura extra-Genova.

Le Case di comunità previste dal PNRR saranno il luogo fisico dove avverrà l’integrazione sociosanitaria e presso i diversi PUA-Punti unici di accesso, che avranno sia forma di luogo fisico sia informatico avverrà la presa in carico iniziale dei cittadini che poi, a seconda dei loro bisogni, saranno seguiti da equipe integrate sociosanitarie con progetti personalizzati.

Nell’ambito delle diverse aree tematiche, sono previsti l’istituzione di nuovi centri famiglia, il potenziamento delle attività di inclusione e supporto rivolte alla disabilità o alla non autosufficienza, nuovi servizi (stazioni di posta, iscrizione anagrafica e housing first) rivolti alle persone in stato di povertà ed estrema povertà oltre alla prosecuzione dei progetti di supporto agli anziani (es custodi sociali, maggiordomo di quartiere) con una particolare attenzione alle politiche in favore dell’invecchiamento attivo e alle politiche rivolte ai giovani nella doppia ottica di prevenzione e di promozione del loro ruolo di cittadini attivi e consapevoli.

“È stata un’esperienza ‘pilota’ in Italia per il suo carattere partecipativo – afferma il direttore di Anci Liguria Pierluigi Vinai – siamo partiti effettuando una raccolta preliminare di dati e l’analisi dei fabbisogni territoriali, sulla base dei quali abbiamo predisposto i contenuti delle aree tematiche: tre anni di lavoro congiunto tra tutti gli attori istituzionali, e armonizzato con la normativa nazionale, il Piano socio-sanitario e le misure 5 e 6 del Pnrr”.