“Un segnale straordinario a questo Paese, che arriva in un momento tanto difficile, ma come questo ponte che arriva forse in un momento di svolta”. In questo modo il governatore regionale e commissario per l’emergenza Giovanni Toti segna, con le proprie parole, l’ultimo varo del nuovo ponte sul Polcevera. Crollato drammaticamente nell’agosto 2018 e ripristinato in tempi record, pronto per l’inizio estate 2020.

Questa mattina la cerimonia ufficiale ai piedi del ponte con tutte le cariche istituzionali e i tecnici che hanno lavorato al progetto. Dal governatore Toti al sindaco di Genova Bucci fino ad arrivare al ministro De Micheli e al premier Conte.

“Io credo che nel lavoro di questo ponte siano incarnati tanti significati. Il fatto di avere qua tutte le istituzioni della Repubblica Italiana significa che in questo Paese, su obiettivi comuni, può esserci una politica sola – ha detto Toti. Io non dimentico che siamo qua tutti oggi, ma lo eravamo anche quel 15 di agosto quando tutto è cominciato con quell’immane tragedia. Io credo che in ogni saldatura di questo ponte ci possa essere anche una piccola, minima, consolazione per le famiglie di quei 43 morti assurde che non dimenticheremo mai, ma che oggi vedono una risposta delle loro istituzioni.

Questo credo sia anche il simbolo di un Italia che ce la fa a ripartire con i tempi e i modi con cui si è impegnata a fare – prosegue. Qualche cosa di più di un ponte. È la dimostrazione che insieme possiamo fare tante, tante cose. Abbiamo fatto tutto questo con tutti gli ostacoli che abbiamo trovato. Dall’inverno più piovoso di sempre al virus. Ritengo che questo ponte sia la dimostrazione che chi pensa che una cosa non sia possibile farebbe bene ad astenersi dal disturbare chi ce la sta facendo, e voi ce l’avete fatta“.

Ultimo in ordine cronologico a prendere la parola Giuseppe Conte che ha detto: “La mia presenza qui oggi è testimonianza del fatto che lo Stato non ha mai abbandonato Genova. Lo abbiamo detto a poche ore dalla tragedia: ‘Genova non sarà lasciata sola’. Sono qui con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita ripristinando un’arteria fondamentale. Non dimentichiamo però le 43 vittime, e il dolore dei familiari. I giudizi di responsabilità di quella tragedia devono completarsi.

Oggi è una giornata che ha un valore concreto, specifico e anche simbolico. C’è un progetto reale che sta arrivando al completamento, qui c’è il lavoro di tanti. Si compie oggi in estrema rapidità perché l’autorità pubblica ha fatto il proprio dovere. Dobbiamo ringraziare tutti, ciascuno ha fatto il proprio compito. Ha poi, come dicevo, una portata simbolica. Perché questo è il cantiere dell’Italia che sa rialzarsi, che si rimbocca le maniche, che non si lascia sopraffare neanche da una tragedia così dolorosa. Adesso a fare il giro del mondo saranno queste immagini: della creatività, della maestria italiana. Ecco che Genova ci offre un modello per l’Italia intera.

Non avremmo mai pensato a un’emergenza come quella del covid – conclude il primo ministro, la più grande tragedia che affrontiamo dal dopoguerra a oggi. Per quanto oggi non possa essere una giornata di festa, dalla città della Lanterna si irradia una nuova luce sull’Italia intera. Genova ci insegna che il più grande atto d’amore che noi dobbiamo a noi stessi e all’Italia intera è nel ripartire insieme, prenderci per mano e farsi forza l’uno con l’altro. Se lavoreremo in questo modo avremo una direzione da inseguire. Questa comunità ha saputo riprendere il cammino, dopo il buio può vedere la luce. Una luce che dà speranza all’Italia”.