Il gruppo di operatori che si sono riuniti sotto il nome di “Visitseborga“, in collaborazione con la Parrocchia di San Martino di Seborga, per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, nato in Toscana, vissuto in Italia, morto ad Amboise in Francia e oggi ammirato in tutto il mondo, presentano sabato 7 settembre alle ore 18.00 alla chiesa di San Martino il libro Il Cenacolo  con le suggestive melodie del m.o. Paolo Paglia e della prof.ssa Piera Arata.

“Il Cenacolo oltre cinquecento anni dopo la sua realizzazione pone ancora numerosi interrogativi, a cui storici dell’arte, con rigore, e romanzieri, con fantasia, hanno cercato di dare risposta. L’ipotesi già nota dell’esistenza di una musica celata in questa opera pittorica viene qui riproposta con una impostazione innovativa, tesa ad aggiungere un tassello alla nostra conoscenza di Leonardo e del suo tempo.”

Il lavoro di ricerca è durato circa tre anni durante i quali sono stati sviscerati gli scritti del grande genio ed elaborato una interessante ipotesi sostenuta da innegabili prove.

Domenica  8 settembre alle ore 15.30 sempre presso la chiesa di San Martino a Seborga secondo appuntamento con il Maestro Paolo Paglia che insieme  Daniela Pellegrino soprano e  Daniele Gatto al pianoforte eseguito lo Stabat Mater del Beato Jacopone da Todi e i pezzi sacri composti dal Maestro Paolo Paglia.

I brani hanno trovato collocazione nel catalogo della  prestigiosa casa editrice Notamusic di Udine e la partitura stampata da Armelin di Padova.

Lo Stabat Mater è una preghiera – più precisamente una sequenza – cattolica del XIII secolo tradizionalmente attribuita al Beato Jacopone da Todi.

Composta a metà del sec. XIII, probabilmente dal francescano Jacopone da Todi (innumerevoli sono i punti di contatto con certe sue laude in volgare sul tema della Madonna addolorata, prima fra tutte la celeberrima “Donna de paradiso”), fu soppressa insieme a centinaia di altre sequenze dalla riforma post-tridentina del messale romano (1570), e recuperata soltanto nel 1727 da papa Benedetto XIII, per la festa cosiddetta dei “Sette dolori della beata Vergine Maria” il 15 settembre. Ampiamente utilizzata nel medioevo e nell’età moderna per le celebrazioni para-liturgiche delle confraternite, ebbe modo di essere musicata in forme polifoniche e concertanti da molti musicisti, ma la sua veste in canto piano la ebbe soltanto a metà dell’800 a cura di don Fonteine, benedettino di Solesmes, il monastero da cui è partita la riscoperta storica del canto gregoriano nel sec. XIX.

La prima parte della preghiera, che inizia con le parole Stabat Mater dolorósa (“La Madre addolorata stava”) è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo.La seconda parte della preghiera, che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris (“Oh, Madre, fonte d’amore”) è una invocazione in cui l’orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.