È ormai nota la difficilissima situazione finanziaria di Rivieracqua, società pubblica creata per gestire il servizio idrico integrato nel Ponente ligure dopo il referendum del 2011.

A questa complicata vicenda, che vede la società in concordato preventivo, si aggiunge oggi un nuovo tassello che sta facendo discutere e che ha sorpreso molti sindaci del Ponente.

Il 20 marzo 2019 la Provincia (Ente di Governo d’Ambito) ha inviato un’informativa ai Comuni che fanno parte di Rivieracqua, al cda della società stessa, all’Autorità di Regolazione per Energia Reti ed Ambiente, alla Corte dei Conti, alla Procura di Imperia e alla Prefettura di Imperia.

Nel documento si apre di fatto per la prima volta ai privati.

A seguito di cinque pagine di premesse, in cui la Provincia evidenzia le mancanze dei Comuni e dei gestori cessati che avrebbero dovuto conferire in Rivieracqua, si legge: “Nulla vieta di procedere alla modifica della forma di gestione, con affidamento ad una società mista o in concessione a terzi. In tale ipotesi però dovrebbe comunque essere ‘medio tempore’ garantita la continuità del servizio da parte degli attuali gestori, nelle more del procedimento che richiederebbe ragionevolmente circa 1-2 anni, tra l’istruttori, deliberazione ed espletamento della procedura ad evidenza pubblica per la scelta del socio privato”.

Il documento è firmato dal presidente della Provincia Fabio Natta, dal dirigente del settore Patrizia Migliorini e dal segretario generale Antonio Germanotta.

“Non sono d’accordo con questa apertura e l’ho già segnalato alla Provincia. Queste decisioni a forte valenza politica non dovrebbero essere prese dal presidente o dal dirigente. Una scelta di questo tipo dovrebbe essere presa attraverso una delibera di indirizzo del Consiglio provinciale,” afferma Giacomo Chiappori consigliere provinciale e presidente del comitato tecnico di Rivieracqua.

“Noi consiglieri non siamo neanche stati informati in merito,” aggiunge.

Della stessa opinione anche Alberto Biancheri, sindaco di Sanremo, comune capofila: “Sembra che la Provincia si accorga ora dei problemi. Sono due anni che ne parliamo. Da consigliere provinciale credo inoltre che un documento del genere avrebbe dovuto avere indirizzo anche dal Consiglio provinciale. È stata invece un’iniziativa del presidente. Mi riservo di rispondere alla lettera tramite gli uffici comunali.”

Il presidente di Rivieracqua, Gian Alberto Mangiante, commenta: “Più che un indirizzo, leggo il documento come una delle tante possibilità. Questa prima apertura ai privati ha più una valenza a carattere politico che attuativo. Non è, infatti, supportata da delibere che vadano in questo senso.”

L’ex Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale imperiese (A.A.T.O.), dopo aver scelto la forma di gestione “in house providing” (gestione pubblica), aveva affidato la gestione unica a Rivieracqua con una delibera del 2012.

Proprio per questo il documento inviato dalla Provincia sembra un fulmine a ciel sereno e un primo passo verso i privati e contro la volontà espressa dai cittadini nel referendum del 2011.

Di un eventuale ‘piano b’ ne aveva già parlato il sindaco di Imperia, Claudio Scajola, che si è più volte dichiarato sostenitore di una società mista. La sua proposta è riportata nella lettera della Provincia: “In occasione di una conferenza dei sindaci è stata avanzata la proposta in merito alla possibilità di creare una nuova società mista, a maggioranza pubblica, tramite la fusione/aggregazione direttamente in Rivieracqua senza alcuna procedura di gara di tutti i gestori cessati compresi anche AMAT Spa e AIGA Spa a capitale misto (pubblico privato)”. Il socio privato di entrambe le aziende è Iren con quote rispettivamente del 48% e del 49%.

Questa mossa permetterebbe “la modifica di fatto del modello organizzativo passando dalla scelta della forma di gestione ‘in house providing’ alla forma di gestione della società mista senza espletamento di gara ad evidenza pubblica.”

“Non sarebbe un’opzione congrua in relazione alle delibere precedentemente assunte a favore dell’acqua pubblica,” spiega Mangiante. “Anche se si modificasse la forma di gestione, bisognerebbe comunque andare a gara per scegliere un socio privato,” aggiunge.

La gara “a doppio oggetto” andrebbe a valutare non soltanto il capitale, ma anche le capacità tecniche della società in questione. Iren sarebbe quindi sicuramente un socio privilegiato e potrebbe trarre dei vantaggi dal fallimento di Rivieracqua.

Proprio per questo il cda di Rivieracqua aveva valutato l’opzione di escludere dal piano concordatario AMAT e AIGA che lo scorso gennaio erano ricorse al Tar contro una delibera provinciale. Con questi presupposti lo stesso Mangiante aveva ammesso: “Potrebbero essere dei creditori che non voteranno a favore del piano concordatario”. Possibilità che decreterebbe il fallimento e la fine di Rivieracqua.

L’opzione di escludere quindi i due soci cessati è stata nuovamente ribadita dal comitato tecnico presieduto da Chiappori durante l’ultimo incontro con il cda avvenuto il 21 marzo a Palazzo Bellevue, sede del comune sanremese. Escludere AMAT e AIGA significherebbe poter risparmiare circa 22 milioni di indennizzi da destinare alle due società. Soldi che potrebbero essere così utilizzati per alzare la quota di rientro (dal 36% al 54%) per le aziende creditrici che nel tempo hanno effettuato interventi per conto di Rivieracqua.

“Leggendo il documento della Provincia, su una cosa sono d’accordo: se vogliamo tenere in piedi Rivieracqua ognuno deve fare la sua parte,” conclude Chiappori.

Nelle premesse del documento si legge un elenco di problematiche tra cui il mancato conferimento della sanremese AMAIE Spa e di Se.Com Spa in Rivieracqua. Il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri commenta: “Sanremo ha fatto la sua parte e la Provincia sa bene il percorso che stiamo facendo. Come già dichiarato Amaie conferirà in Rivieracqua quando sarà data l’omologa del concordato da parte del Tribunale.”

Mario Conio, sindaco di Taggia, comune maggioritario in Se.Com, dichiara: “L’azienda ha sempre mantenuto un percorso virtuoso girando la bollettazione nel momento in cui è stato trasferito l’acquedotto. Se.Com non ha quindi causato nessun danno economico. Il conferimento avverrà per step, ma i ritardi sono esclusivamente dovuti alla complessità della materia.”

 

Il testo integrale del documento: