‘Imperia al Centro’ interviene con una nota stampa sulla privatizzazione dellâISAH.
“La privatizzazione dellâISAH si Ăš svelata per quel che Ăš e gli Imperiesi si stanno ritrovando spettatori di una squallida farsa.
Nellâindiscusso ruolo del protagonista câĂš Stefano Pugi, che senza mai e poi mai fare un cenno allâeventualitĂ di istituire un compenso per la sua carica di Presidente (anzi, lasciando volontariamente intendere che niente sarebbe cambiato) nel 2018 ha rinunciato al Consiglio Comunale pur di rimanere a capo dellâEnte – ovviamente spinto al bel gesto nullâaltro che da un grande attaccamento alla struttura. Pugi oggi di punto in bianco, a privatizzazione conclusa e finalmente senza piĂč i vincoli quelle noiose leggi da rispettare, si battezza Presidente-lavoratore e rivendica stizzito la necessitĂ che il suo duro impegno manageriale debba venire ricompensato da uno stipendio mensile.
Troviamo poi Vincenzo Garibbo che, a differenza di Pugi, nel 2018 usciva dal cda dellâISAH – dove allâepoca si stava a titolo gratuito – e decideva di entrare in Consiglio Comunale. Oggi, forse per il rimpianto di una scelta non ponderata, o forse perchĂ© anche ai suoi occhi la spudoratezza di Pugi ha superato il limite della decenza, Garibbo decide di non poter piĂč tacere e dâimpeto esercita su Facebook la propria libertĂ di parola. Peccato che il post, con cui manifestava lâinsofferenza verso lâintroduzione dei compensi, sia stato cancellato dopo pochi minuti, come se qualcuno lo avesse istantaneamente ridimensionato al ruolo della semplice comparsa.
A questi elementi, per completare il quadro, aggiungiamo un consiglio di amministrazione auto-nominato e da cui, preventivamente, era stata esclusa una rappresentanza della minoranza consiliare.
Ma il regista di questa tragicommedia da prima Repubblica non puĂČ che essere il Sindaco, che stranamente si sta attardando nel metterci la faccia assumendosi la paternitĂ della trama per mettere una volta per tutte a tacere chi, tra i suoi, dovesse ancora anche solo pensare di storcere il naso.
Noncurante del fatto che da qualche lustro a questa parte le leggi e il buon senso – nonchĂ© lâesigenza di riabilitare una politica che viene percepita come âcastaâ – ci stiano giustamente portando verso la direzione opposta (taglio dei compensi, riduzione dei cda, snellimento delle strutture, etcâŠ) Scajola decide lo stesso di continuare ad applicare il proprio metodo e crea una manciata di nuove ambite poltrone remunerate, che potranno essere agevolmente distribuite allâoccorrenza. E se per farlo occorre ribaltare lo status dei lavoratori dellâISAH, oggi non piĂč dipendenti pubblici grazie alla privatizzazione, poco importa.
A loro va Il nostro biasimo per lo spettacolo indegno e anacronistico che senza vergogna hanno regalato alla cittĂ ”.






