Moussa Balde

Aveva 22 anni Moussa Balde, migrante di origine guineana, quando fu ritrovato impiccato con le lenzuola in una stanza di isolamento del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Torino, esattamente due anni fa. Il giovane era stato trasferito nell’istituto di Corso Brunelleschi in attesa di essere espulso dal Paese dopo essere stato selvaggiamente picchiato da tre uomini tra le strade di Ventimiglia.

Da allora, si è amplificato un già ampio dibattito attorno a diversi elementi del nostro sistema di accoglienza sui quali si ritiene debba essere effettuata una riflessione più profonda: dal centro di transito Campo Roja agli stessi CPR.

Tra chi mette maggiormente in discussione l’attuale sistema emergono, chiaramente, i diversi gruppi no border presenti sul territorio, tra tutti il Progetto 20K e Roya Citoyennes, i quali, alcuni giorni fa, hanno anche dato vita a una manifestazione di protesta e di memoria nei confronti di Moussa, in collaborazione con il centro sociale imperiese La Talpa e L’Orologio.

In quest’ultima occasione, è stata anche resa nota una comunicazione del fratello in occasione del secondo anniversario di morte: “Vi devo confessare che, quando abbiamo saputo della morte del mio giovane fratello, tutta la famiglia era sotto shock. Non è stato facile, per noi, dire a nostra madre che suo figlio era morto. Il nostro defunto fratello era la nostra speranza. Aveva lasciato la famiglia per venire in Italia, rischiando la vita per attraversare il Mediterraneo, per sottrarre la sua famiglia alla povertà. Chiediamo allo Stato italiano di aiutarci, affinché il nostro diritto di familiari sia ristabilito e anche per i modi in cui è stato trattato in carcere, perché noi non crediamo alla versione secondo cui mio fratello si è suicidato”.

Dall’altra parte, i diversi politici si sono espressi diversamente, a seconda della propria appartenenza partitica; in particolare, la Lega e il Partito Democratico, i cui rispettivi candidati sindaci andranno al ballottaggio la settimana prossima nella città di confine, hanno sempre rivendicato opinioni opposte.

Può darsi che il risultato di queste elezioni amministrative risulti decisivo per il futuro dell’accoglienza in città; ma il decesso del giovane Balde, sommato ai molti altri ai quali assistiamo quasi ogni giorno sulle ferrovie e sulle autostrade, dovrebbe certamente essere oggetto di riflessione da parte dell’intera società.