L'antico mito di Magiargé a Bordighera
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Il centro storico di Bordighera ha mantenuto ancora oggi l’antico borgo fortificato, costruito con forma pentagonale irregolare e cinto da poderose mura del tardo Medioevo, successivamente rinforzate nel Cinquecento. In passato i pirati saraceni sbarcarono più volte a Bordighera Alta, costruita in posizione strategica proprio per ripararsi dalle incursioni provenienti dal mare.

A testimonianza di questo periodo storico, al centro della settecentesca fontana che sta sotto il Municipio si trova la statua di Magiargé, uno dei simboli di Bordighera.

La leggenda narra che Boabil, forse l’ultimo re arabo di Spagna prima della Reconquista, durante le sue razzie, si innamorò di una giovane fanciulla a Granada e la rapì, costringendola a navigare con lui. La ragazza si chiamava Magiargé e fu costretta a una vita di schiavitù.

Deciso a conquistare una volta per tutte la città di Bordighera, Boabil sbarcò sulle coste con una grande flotta di navi, e iniziò una lunga battaglia che durò diversi giorni. Durante l’assedio la ragazza si ammalò gravemente e Boabil la affidò alle cure degli abitanti, in cambio della fine dell’assedio da parte dei suoi uomini.

Magiargé morì in paese, benvoluta e rimpianta da tutti i bordigotti che le avevano prestato attenzioni e cure. Fu sepolta sulla Spianata del Capo, accanto ad un misterioso gelsomino nero.

La statua, che aspetta ancora uno studio approfondito e un restauro accurato, proviene forse da una villa romana della zona e probabilmente raffigura Igea, la dea greca della salute. La testa e la mano sono rifacimenti del primo Novecento.