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L’auspicata solidarietà tra popoli, nazioni e regioni europee contagiate dal Covid è ben lontana dall’essere applicata.

Ogni paese, soprattutto ora che le vacanze di fine anno si stanno avvicinando, dichiara di voler seguire una linea comune per combattere la pandemia ma alla resa dei conti cerca di gestire come può polemiche e proteste che si stanno sollevando un po’ ovunque.

Una delle ultime battaglie su aperture e chiusure si gioca sui campi innevati delle stazioni sciistiche, argomento che sta minando la leadership di bar/ristoranti e scuole, settori che da tempo occupano i primi gradini sul podio degli assembramenti.

Italia, Germania e Francia formano il fronte del no al funzionamento degli impianti di risalita e si dicono pronte ad un ulteriore bagno di sangue in termini di sostegni o ristori nei confronti degli imprenditori e dei lavoratori penalizzati dal divieto. Sul fronte opposto la Svizzera che ha già aperto skilift e seggiovie perde il suo status di neutralità rischiando anzi di causare un incidente diplomatico con le nazioni che la circondano.

La Francia ha già fatto sapere che sta per varare un’ordinanza che imporrebbe la quarantena obbligatoria a tutti i suoi cittadini che vengono tracciati in vacanza sugli sci in territorio elvetico con lo scopo, dichiarato dal Primo ministro Castex, di “evitare che i nostri cittadini si vadano a contaminare altrove”.

La presa di posizione di tre nazioni storiche, due delle quali leader riconosciute, sembra aver un po’ spaventato l’Austria che ha annunciato una riflessione se continuare a tenere aperto anche durante le vacanze, così come la Spagna che sembrava propensa ad aprire imitando Andorra che da sola non può ospitare più di un certo numero di appassionati.

Nelle stazioni del Mercantour, sud-est francese al confine con le nostre Alpi Marittime, oggi si sono tenute manifestazioni di protesta contro il divieto di aprire gli impianti, proprio in concomitanza con la prima vera nevicata di questo dicembre.

In Costa Azzurra si conferma il trend di miglioramento della situazione epidemiologica ma i numeri restano alti con 440 malati in ospedale 58 dei quali in rianimazione e diciassette vittime nella giornata di ieri per un totale di 435 morti in ospedale dall’inizio della crisi. E a Monaco, dopo un lunedì con un solo nuovo caso, ieri ne sono stati rilevati otto, con tredici ospedalizzati quattro dei quali in rianimazione.