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“Molti si portano dietro quello che viene definito disagio post-traumatico da stress, poi se continuano a girare in Italia perché vengono respinti alla frontiera questa cosa si può acuire e si arriva a una psicosi”. Con queste parole Christian Papini, responsabile della Caritas di Ventimiglia, ci introduce una nuova iniziativa volta a dare supporto psicologico e psichiatrico a rifugiati, richiedenti asilo e migranti in genere.

“In questo il caso di Musa è stato emblematico, quindi abbiamo pensato di aprire un’accoglienza per persone psichiatriche, migranti, che dimorano sul territorio. Abbiamo inserito cinque persone, provenienti da Nigeria, Ghana, Marocco, Mali, Sudan. Quello che cerchiamo di fare è, in accordo con la salute mentale, iniziare tutta la parte farmacologica, poi cerchiamo di inserirli nel tessuto sociale. Per esempio il ghanese sta già lavorando, ovviamente ha bisogno di un supporto continuativo, mentre gli altri hanno iniziato a fare i volontari qua. Questo ci permette di vedere le loro capacità sia di relazione che lavorative, quindi piano piano cercheremo di inserirli tutti nel mondo del lavoro e poi lavoreremo sull’indipendenza”.

È un problema in crescita? “Sì, dal 2016 aumenta di anno in anno – risponde Papini. – Perché molte persone escono dalle accoglienze senza un lavoro, quindi poi diventano senza dimora e iniziano tutta la deriva sociale classica di una persona senza dimora. Altri invece vivono in clandestinità perché non vogliono chiedere asilo in Italia. Però sì, peggiora di giorno in giorno”.