giovanni toti

Un vero e proprio terremoto politico ha svegliato questa mattina la Regione. Il governatore Giovanni Toti è stato sottoposto agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio e avrebbe un ruolo apicale di una rete di tangenti e favoritismi che vedrebbe coinvolti anche l’imprenditore Aldo Spinelli (ai domiciliari con l’accusa di corruzione nei confronti di Paolo Emilio Signorini e del Presidente della Regione Liguria) ed il figlio Roberto (interdetto momentaneamente dall’esercitare la professione) oltre all’attuale Amministratore Delegato IREN Paolo Emilio Signorini – ex capo dell’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale – che invece è già stato tradotto in carcere con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio.

I tre sono stati raggiunti dal sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie disposto dal GIP per un ammontare di 570mila €uro che sarebbero profitto dei reati di corruzione contestati.

Altro nome grosso finito nelle maglie della Procura è il capo di gabinetto del Presidente della Regione, Matteo Cozzani, accusato del reato di “corruzione elettorale” (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova, e di corruzione per l’esercizio della funzione, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari.

L’indagine infatti sarebbe scattata nel 2020 quando la bagarre elettorale stava entrando nel vivo e non è difficile prevedere che avrà un forte impatto anche sulla corsa dell’anno prossimo. Corsa alla quale Toti vorrebbe partecipare, previa approvazione di specifica norma dal Parlamento, per presiedere il terzo mandato.

Avviso di garanzia e interdizioni – divieto temporaneo di esercitare l’attività e professionale – per Mauro Vianello, presidente dell’Ente Bacini, e Francesco Moncada – consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A. Se per il primo l’accusa è di corruzione nei confronti di Signorini, per il secondo invece riguarda il Presidente della Regione. Sulle carte degli inquirenti sarebbero finiti i punti vendita di Genova e Savona del colosso dei supermercati, con aperture favorite da scorciatoie. Inoltre il grave incidente nel cantiere di Firenze, era stato preceduto da altri due sinistri accaduti nelle aree di lavoro genovesi. Il timore è che anche le opere nella vecchia stazione di Oneglia – acquistata da una società riconducibile poi ad Esselunga – possa subire dei rallentamenti, prima ancora di cominciare.

La posizione di Cozzani è quella che probabilmente getta l’ombra più scura, date le relazioni di Cosa Nostra. Per questo sono raggiunti all’obbligo di dimora nel comune di Boltiere, i fratelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, rappresentati della comunità riesina di Genova, accusati del reato di corruzione elettorale (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dall’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova. Stessa accusa per Venanzio Maurici ma obbligato alla presentazione dalla p.g..

Dopo aver dichiarato “Siamo tranquillissimi”, unica frase ripresa questa mattina – anche perchè in regime di ‘domiciliari’ non sono consentite dichiarazioni -, l’avvocato difensore ha spiegato che non ci sarebbero dimissioni ma una autosospensione del governatore. Le funzioni passano in carica al vice Alessandro Piana. Primo effetto politico delle terremoto di questa mattina.