ponte ciclabile taggia

Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota stampa congiunta dei consiglieri PD imperiesi Deborah Bellotti ed Edoardo Verda e di Davide Caldani, consigliere PD Taggia.

La lite a distanza tra il sindaco di Taggia e quello di Imperia – impegnato nella funzione di gran cerimoniere della visita in otto tappe del presidente della Regione – ci dice che, purtroppo, tra i tanti, nel Ponente abbiamo un problema in più: quello della perdita del senso del limite.

La tappa “alpina” di Badalucco, dopo la “sosta tecnica” di Pieve di Teco, invece di una ben più ragionevole sosta ad Arma di Taggia, a meno di non voler puntare a un “gran premio della montagna”, ha portato malissimo al centrodestra. Mario Conio, sindaco di Taggia, non l’ha presa bene e la sua assenza è stata derubricata dall’ex ministro con un “sarà inquieto” (per la nota vicenda del ponte), che fa il paio con l’epiteto “imbecilli” riservato a chi lamentava i ritardi della realizzazione del nuovo Prino a Imperia.

Parole in libertà alle quali – diciamolo – il sindaco di Taggia ha ribattuto parlando di “visita imbarazzante e inopportuna” e di chi “si sostituisce con leggerezza ai tecnici senza avere conoscenza e consapevolezza dell’opera”.

Perché non merita troppa attenzione chi paragona i problemi di portata del torrente Prino con quelli dell’Argentina e chi, per contro, risponde con insulti o proponendo la realizzazione di piattaforme galleggianti.

A chi chiede interventi concreti e puntuali, come la fibra ottica ferma da anni, si risponde con il consueto elenco delle incompiute da lustri: Carcare-Predosa e via progettando.

O sull’eolico, dove un presidente di Regione parla di “progetti da valutare secondo l’impatto”, quando il suo compito è pianificare le “aree idonee” e terminare al più presto il Piano energetico regionale 2030 per non mancare l’obiettivo stabilito da UE e Governo, semplicemente attuando una legge che glielo chiede.

Insomma, la ricerca spasmodica del consenso immediato sta stravolgendo il senso del ruolo pubblico, quello della programmazione, del confronto leale, della separazione tra parte tecnica e amministrativa.

In questa gara senza esclusione di colpi a chi la spara più grossa, le voci ragionevoli diventano rade e troppo poco “social” per avere il giusto appeal. Si elargiscono contributi ancora prima di programmare le scelte, o si compiono scelte infrastrutturali non sulla base delle esigenze tecniche, di mobilità e di sicurezza, ma del mito post-futurista della “velocità”.

Il sindaco di Taggia – che per inciso sarebbe pure il vicepresidente della Provincia – parla di “sorrisi e pacche sulle spalle senza considerare i problemi della comunità”, mettendo il dito sulla piaga delle divisioni interne di una coalizione litigiosa che, dai comuni alla Regione, passando per la Provincia, ha dimostrato – al di là della retorica sulle “grandi opere” – approssimazione e arroganza”.