Progettato dal designer Mauro Olivieri e prodotto dal Pastificio dei Campi, 10 anni fa nasceva il nuovo formato di pasta denominato Campotti.

La particolare forma di questa pasta nasce dal soddisfare uno dei più importanti valori di un prodotto alimentare dove consistenza, omogeneità di cottura e assorbimento dei condimenti risultino l’essenziale motivo per un nuovo progetto.

Dopo 4 anni, il 28 maggio 2014 i Campotti ricevono la Menzione d’Onore al XXIII premio Compasso d’Oro ADI e a ottobre dello stesso anno ricevono la nomination e concorrono al premio GrandesignEtico. Sono entrati nelle cucine di molti chef, diventandone – in alcuni casi – il simbolo della propria cucina, come per Christoph Bob, Executive chef del ristorante Il Refettorio dell’Antico Monastero Santa Rosa.

Il noto designer di Taggia, Mauro Olivieri, racconta com’è nato questo progetto: “Era il 2009 e ormai da circa 4 anni mi confrontavo con un progetto legato al mondo del cibo. Era un modo per capire quanto la progettualità – che da sempre avevo applicato ad altri prodotti – potesse offrire nuove opportunità anche all’ambito alimentare. La forza del progetto è in grado di creare un piacere profondo per un designer, come un sentimento di alimentazione pura per il proprio spirito e per la propria testa; la necessità di mangiare le idee che a loro volta si alimentano come un percorso circolare che dà vita. Con questa sorta di fame continua, tutto diventa ripensabile e rivedibile. Nella forma, nel colore, nella funzione, nel piacere di guardare un prodotto”.

La tensione verso la creazione di una nuova idea progettuale prese forma anche grazie ad un aneddoto che non poco ha influito nell’ideazione dei Campotti. “Una sera a cena in un famoso ristorante campano vidi una stimata giornalista americana combattere una sfida con un piatto di paccheri: prendere misure e cercare equilibri per portarli alla bocca. Provò a tagliarli con i rebbi della forchetta, non senza un affronto a una cultura antica che fonda le sue origini troppo lontano per massacrarle! Il condimento era tutto lì spalmato sul piatto”.

Da lì nacque l’idea dei Campotti: ripensare un prodotto-pasta, ma soprattutto dare una nuova forma al gusto affinché se ne potesse godere appieno durante la sua fruizione.

“Non nego la grande difficoltà del passaggio tra il disegno e la sua creazione, ma l’approccio ardito di Giuseppe di Martino – entusiasta come me – vide in un nuovo segno, derivato dal miglioramento di un bisogno, la possibilità di offrire una nuova visione. Progettare una pasta – aggiunge Olivieri – è un atto di reale ricerca e condivisione di tutti gli elementi che portano a un prodotto finito che non è solo un oggetto da guardare e da usare ma anche da mettere dentro di noi”.