Cartina covid-19 francia
Mappa della Francia che illustra le zone in cui il Covid-19 circola attivamente - Foto: French Health Ministry

C’era molta attesa ieri sera in Francia per le dichiarazioni del ministro della Sanità per il suo discorso che avrebbe svelato la mappa, dipartimento per dipartimento, di chi poteva avere concessioni in più o la conferma di restrizioni a partire dall’11 maggio.

Un po’ a sorpresa, Olivier Véran ha aggiunto il colore arancione al rosso e al verde annunciati, per colorare la mappa dell’intera nazione.

Sia le Alpi Marittime, da Mentone a Mandelieu, che il Var (da Frejus a Bandol), sono stati colorati di arancione, una sorta di limbo, in attesa di  prendere un colore più definito entro l’11 maggio a seconda della situazione nei giorni immediatamente precedenti.

A far pendere la bilancia verso un colore o l’altro sono tre criteri fondamentali. Primo ed imprescindibile l’evoluzione dell’epidemia: numero di vittime, numero di nuovi casi e numero di ricoveri ospedalieri. Se il numero di nuovi casi sarà superiore al 10% il colore sarà rosso, se sarà entro il 6% il colore diventerà verde, tra il 6 e il 10% invece arancione. In questo caso le due zone del sud-est risultano in verde.

Secondo criterio preso in esame è la capacità delle strutture ospedaliere di accogliere e curare contagiati che necessitano del ricovero in rianimazione. In questo caso per i nostri vicini il colore diventa arancione in quanto risulta compreso tra il 60 e l’80% di posti letto disponibili negli ospedali anche se risulterebbe in calo nelle ultime ore dal 63 al 57%

Il terzo criterio riguarda infine la capacità dell’apparato medico-sanitarie locale di procedere a test e rilevazioni operative e frequenti sullo stato di avanzamento del contagio, un criterio che verrà preso in esame e ‘colorato’ solo il 7maggio.

Storia a parte è quella di Monaco che con prudenza ma con l’ottimismo confermato dai dati si appresta alla Fase2 già da lunedì 4 maggio. Anche ieri nessun nuovo caso di contagio è stato rilevato, altri sei malati sono stati considerati guariti, sempre e solo due i pazienti ricoverati, ed è sceso a otto (era di un centinaio nel picco epidemico) il numero di casi non preoccupanti e seguiti direttamente a domicilio.