Si è chiusa con un buon numero in termini di presenze la prima edizione della rassegna “Bajardo Jazz 2023“, con la direzione artistica del noto musicista matuziano Marco Bottini.

Dal 3 al 5 agosto, sotto i tigli che ombreggiano via Roma, si sono svolti tre concerti che hanno testimoniato la varietà e buona salute della scena jazz locale.

Giovedì pomeriggio, in apertura di rassegna, il fotografo Umberto Germinale ha presentato, nella chiesa di San Rocco, “Jazzland”, un excursus documentato ed avvincente sulla storia della musica afroamericana nella zona. Attraverso diapositive e fotografie, con il contrappunto musicale di Inter Play Jazz Trio, si sono potuti scoprire i legami tra questo genere musicale ed il territorio passando dai primi festival (Nizza e Sanremo, tra la fine degli anni ’40 ed i primi anni ’50) fino alla storia più recente. Dopo la presentazione, e per tutta la durata della rassegna, il pubblico ha potuto assaporare gli scatti di un fotografo che ha fatto della sua passione per la musica ragione di vita.

La prima serata ha visto l’esibizione del succitato Inter Play Jazz Trio formato da Marco Moro (sassofoni e flauto), Adriano Ghirardo (chitarra) e Marco Bottini (basso elettrico).

Il progetto “Standards time” prevede l’esecuzione di classici della tradizione jazz, sia di matrice statunitense che provenienti dalla scuola degli chansonniers francesi, in grado di accontentare l’orecchio degli esperti quanto quello dei semplici fruitori.

Alle apprezzate evoluzioni solistiche del trio si è aggiunto, in alcuni brani, il sassofono dell’ospite Jean Christophe Lombardo che, lungi dallo scatenare una sfida all’ultima nota col collega, ha saputo aggiungere nuove melodie ad una delle formazioni più rodate del Ponente ligure.

Nonostante qualche capriccio meteorologico “Con…Fusi Trio” ha allietato la serata di venerdì. Davide Fusi (piano), Silvano Manco (contrabbasso) ed Enzo Cioffi (batteria) hanno portato sul palco di Bajardo una esperienza decennale coinvolgendo il pubblico in una riuscita carrellata di standards. La rutilante batteria di Cioffi ha fatto da contraltare alle improvvisazioni dei colleghi marcando una distanza rispetto alle scelte più cameristiche del trio drumless della serata precedente dimostrando che in musica, e soprattutto nel jazz, esistono ricette estetiche diverse per ottenere il medesimo risultato.

Curiosità proveniva dall’esibizione della cantante australiana Prita Grealy accompagnata dal virtuoso della chitarra Lorenzo Herrnhut – Girola e dal bassista Luca Valenti. La presenza di una voce femminile è sempre gradita in una rassegna maggiormente dedicata alla musica strumentale e, anche in questo caso, la serata lo ha confermato.

Il repertorio presentato dal trio era più basato su un pop sofisticato ma le sapienti improvvisazioni di stampo jazz di chitarra e basso hanno mantenuto i brani in zone pertinenti al taglio della rassegna.

Perché, a differenza di tanti festival che hanno la parola “jazz” solo nel titolo, Bajardo ha regalato al pubblico assiepato al fresco dei tigli tre serate legate a quella gloriosa storia.

“Speriamo, vivamente, che l’entusiasmo della prima edizione sia soltanto un primo passo verso un consolidamento strutturale della rassegna. Appuntamento al 2024!” dichiara l’assessore al Turismo e Cultura, Daniela Martini.