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Il giallo che si è consumato nella notte tra lunedì e martedì in una stanza della residenza per anziani Casa Serena di Sanremo, dove è stata trovata morta un’ospite, la signora Francesca Gemelli, 78 anni, “impiccata” ad una cintura di contenzione al suo letto, continua.

La magistratura ha aperto un’inchiesta, due persone sono state già raggiunte da avvisi di garanzia per “omicidio colposo”. I famigliari, inorriditi e disperati per l’accaduto, hanno chiesto venga fatta l’autopsia e piena luce alle forze dell’ordine nel più breve tempo possibile. Gli uomini del commissariato di Sanremo stanno raccogliendo documenti, cartelle cliniche, orari di lavoro a Casa Serena e anche all’ospedale Borea di Sanremo dove la donna era stata ricoverata in precedenza. Ieri della tragedia se n’è discusso a lungo a Palazzo Bellevue durante un acceso consiglio comunale.

Nel piazzale antistante il municipio per ore una folla, formata da dipendenti ed ex dipendenti di Casa Serena, sindacalisti, familiari dei 90 anziani attualmente ospiti della struttura seriamente preoccupati per quanto accaduto e sta avvenendo, ha manifestato chiedendo al sindaco Biancheri, alla sua maggioranza e a tutti i consiglieri comunali, garanzie e sicurezza sia per quanto riguarda genitori e parenti ricoverati che per gli impiegati che ci lavorano, molti anche da anni. Su quest’ultimi, infatti, è già caduta la minaccia di licenziamenti a raffica.

Casa Serena, dopo mezzo secolo di proprietà e gestione pubblica dal 1 settembre è stata venduta alla società privata “My Home” di Vercelli. Con un contratto capestro, come hanno ripetuto ieri a gran voce i partiti di opposizione in consiglio comunale. Sotto accusa soprattutto il sindaco Biancheri e gli assessori di riferimento, al Bilancio (la dottoressa Cagnacci durante la prima legislatura Biancheri, oggi il dott. Rossano), e ai Servizi Sociali (la signora Pireri).

Inquietanti, per essere clementi, le dichiarazioni e le motivazioni fatte dal sindaco e dal capo gruppo della sua maggioranza Marco Viale per giustificare il contratto che cede Casa Serena alla “My Home”. Eccole in sintesi, prima Viale: “Negli ultimi 10 anni per Casa Serena sono stati spesi 17 milioni di euro. Somma enorme che questa amministrazione o le precedenti potevano invece investire per costruire una scuola, parcheggi sotterranei, realizzare tante cose per la città, invece sono stati buttati via”. Poi Biancheri che ha detto: “in 10 anni il Comune ha perso 7 milioni di euro, un onere che noi non siamo più in grado di sopportare e chi ha portato alla decisione di vendere la casa di riposo. Noi abbiamo il dovere di tenere i conti in equilibrio”.

Vero, i conti devono tornare. Però è altrettanto vero, ed anche prioritario, che gli anziani, ricchi o poveri, devono vivere. Possibilmente anche in condizioni dignitose, se non si può fare un altro parcheggio sotterraneo o intrattamenti-Roccacannuccia, pazienza. Sarà per la prossima volta. Possibile che con un Bilancio come quello di Sanremo di 150 milioni l’anno non si “arrossisca” non solo a pensare, ma pronunciare parole come “persi”, usarle come scudo per azioni non proprio “come Dio comanda” ed il buon senso vorrebbe. Viale parla di una cifra in rosso, Biancheri di un’altra. Ma come si fa cercare consensi con queste parole quando negli ultimi 10 anni ben 7 sono stati amministrati proprio dal sindaco Biancheri con una maggioranza di centro sinistra. E poi, sempre parlando di cifre, c’è chi sostiene che Casa Serena per l’ultimo anno avrebbe conti in rosso per 700mila euro, secondo Viale invece costando al Comune in 10 anni 17 milioni la perdita sarebbe di 1 milione mezzo l’anno. Meno male che la matematica è una scienza esatta.

E l’opposizione? Ecco interviste fatte ieri a Luca Lombardi (capogruppo in consiglio comunale di Fratelli d’Italia), Simone Baggioli (capogruppo Forza Italia), Daniele Ventimiglia (capogruppo Lega). Chi ha ragione? Fate voi. Domani la prossima puntata. ‘4.0‘, intervistati sindacati e dipendenti di Casa Serena in stato di agitazione sul punto, abnorme, di perdere addirittura il lavoro ed aumentare il numero già esagerato dei disoccupati “senza colpa”.