partito democratico

Il PD Sanremo interviene con una nota stampa sull’acqua pubblica e sulle dichiarazioni del sindaco di Imperia Claudio Scajola.

“Riteniamo che il percorso intrapreso dal Sindaco Biancheri, il sindaco di Taggia Conio e la maggioranza dei sindaci di approvare il Bilancio 2018 e proporre un piano concordatorio con conferimento di Amaie e Secom per cercare di mantenere completamente pubblico il servizio acquedottistico e di depurazione sia un tentativo che va perseguito e sostenuto fino in fondo.

Ovviamente se tale percorso dovesse non riuscire, sarà necessario considerare altre soluzioni, ma crediamo che oggi la contrapposizione tra comuni e l’intervento del commissario regionale siano elementi negativi che possono solo complicare il percorso e quindi auspichiamo una soluzione positiva del concordato e del piano che verrà proposto così come individuato nell’ultima assemblea. Il ruolo svolto dall’attuale amministrazione di Sanremo è sempre stato rivolto a trovare una soluzione alla crisi di Rivieracqua che tutelasse gli interessi non solo di Sanremo ma dell’intero Ato, nel rispetto della scelta fatta nel 2012 di avere un servizio pubblico, così come indicato anche dall’esito del referendum del 2011 sull’acqua pubblica.

Il Pd di Sanremo, quindi, non può non esprimere la propria contrarietà alla presa di posizione in merito al destino di Rivieracqua del sindaco di Imperia Scajola, che nel suo intervento fa due importanti affermazioni: la prima riguarda il passato e il percorso della società Rivieracqua, che vede la proposta di un concordato per evitare  il fallimento, situazione di crisi che viene addossata da Scajola ad altri, comuni ed enti; la seconda riguarda il futuro della società e dell’Ato provinciale, perché Scajola invoca il commissario e l’intervento della Regione e indica nell’ingresso del socio privato la soluzione di tutti i mali.

Ora, è doveroso ricordare alcuni fatti e fare alcune precisazioni per far luce sulla questione, dimostrando quanto tali affermazioni non siano condivisibili e siano in realtà fuorvianti. In primo luogo, in merito alle responsabilità dello stato attuale della società, ricordiamo che Rivieracqua è in queste condizioni a causa degli errori commessi all’epoca della sua costituzione, poiché i debiti accumulati oggi sono dovuti soprattutto ad una sostanziale incapacità di rispondere al compito che le era stato affidato, ai contenziosi con alcuni comuni, all’impossibilità di applicare una tariffazione unica, alla mancanza di una capitalizzazione adeguata.

Tutti fattori che derivano dalle scelte compiute all’atto della sua costituzione che hanno comportato in sintesi la creazione di una scatola vuota. Ma Scajola non può chiamarsene fuori, poiché il percorso dell’Ato e della società in house nasce nel 2012, con un presidente della Provincia molto vicino a lui e la nomina di un CDA a lui collegato. È quindi del tutto evidente che Scajola non può far finta di non aver svolto un ruolo importante nel percorso che ha portato all’affidamento del servizio in house  a una società nuova, Rivieracqua appunto, e ha svolto un ruolo importante anche nel modo in cui tale società venne messa in grado di funzionare o meglio di non funzionare.

In secondo luogo, per quanto riguarda le scelte sul futuro auspicate da Scajola, invocare il commissario regionale come salvatore della patria, e ritenere che l’unica soluzione sia la presenza del privato ci trova in totale disaccordo.

Invocare il commissario è un autogoal perché significa sostenere che la classe dirigente locale provinciale, di cui lui è membro autorevole, non è in grado di dare risposte efficaci alle esigenze del territorio che rappresenta, ma ciò che più sconcerta è la convinzione che un eventuale commissario debba essere sostenitore dell’ingresso del privato nella società pubblica. 

Inoltre affermare che con l’ingresso del socio privato, si risolvano tutti i problemi e che ci siano solo benefici, non ha riscontro alcuno ed è del tutto opinabile, oltre ad essere in contrasto con il decreto Madia, perché anche con il socio privato, che ha come obiettivo la produzione di utili, ci sarebbe un sicuro aumento delle tariffe e gli investimenti sugli impianti sarebbero in forse.

Portare ad esempio Aiga ed Amat come buon esempio di gestione, visto lo stato attuale delle società e quello che esse hanno prodotto in questi anni, ci sembra quanto meno azzardato. Visti gli interessi in gioco, il PD sanremese è sospettoso verso chi auspica l’ingresso del privato nella gestione del servizio idrico integrato e adotterà tutti gli strumenti possibili per sostenere il mantenimento del servizio in mano totalmente pubblica, nella convinzione che solo in tal modo si possano garantire equità delle tariffe per i cittadini, investimenti importanti sugli impianti e una buona qualità del servizio”.