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La Val Nervia si estende per circa 30 km partendo dal monte Toraggio a 1973 mt e arrivando fino all’abitato di Camporosso.

Discendendo troviamo il piccolo borgo di Buggio, sovrastato dalla catena montuosa, la leggenda vuole sia stato fondato da tre ladroni fuggiti dalla Francia Occitana.  

Buggio è l’unica frazione del comune di Pigna, primo grande paese della Valle assieme a Castelvittorio. Pigna è un borgo dalla grande storia: proprietà fino al 1261 dei conti di Ventimiglia Lascaris che lì avevano un castello.  In quell’anno Pigna fu ceduta al governatore della Provenza Carlo I D’angiò e nel passaggio l’antico castello fu demolito dai pignaschi al cui posto edificarono, con le stesse pietre, le proprie case. Le possiamo trovare ancora oggi in piazza castello e a testimonianza i monogrammi dei portali sopra le entrate.  

Oltre alle bellezze architettoniche si possono ammirare anche quelle artistiche come gli splendidi affreschi del XV secolo de Canavesio nella chiesa di San Bernardo. Dalla forte influenza gotica sono vere e proprie opere d’arte, esse hanno subito un forte restauro nella seconda metà del 900 e riaperti al pubblico nel 1998. 

Continuando verso mare e superando il comune di Isolabona arriviamo ad Apricale,  antico borgo arroccato celebre negli ultimi anni per il grande spettacolo itinerante del Teatro della Tosse, ma in realtà possiede anche una grande storia. Particolare è la casa del boia dove nel 1200 risiedeva proprio il boia di Apricale. Collocata sulla strada maestra si può trovare ancora il poggia testa, dove veniva esposta la testa degli impiccati, monito per tutti coloro che avevano brutte intenzioni. Altra particolarità il suo antico castello.

Costruzione già avviata nel X secolo passò a più mani. Oggi è sede del museo dove si può trovare la storia della contessa, semplice apricalese sfuggita al marito disonesto ed arrivata alla corte dei Romanov in Russia, tra intrighi politici e il suo assassinio da parte dell’ex marito avvolto nel mistero. Altra citazione quella dei Calvino nel suo Barone Rampante che nomina il rio Merdanzo alle pendici di Apricale.  

In fronte ad Apricale in posizione più sopraelevata Perinaldo. Questo borgo non fa parte della Val Nervia in verità, ma della val Verbone. La sua storia è molto affascinante, sede oggi di un osservatorio astronomico diede i natali al grande astronomo Gian Domenico Cassini, direttore dell’osservatorio astronomico di Parigi durante il regno di Luigi XIV, il Re Sole. La storia di Perinaldo si mischia con la storia europea; oltre a Cassini, il soggiorno di Napoleone e del conte di Cagliostro, noto occultista e secondo la leggenda in possesso poteri sovrannaturali, il ritrovamento di qualche anno fa di una cabala di origine ebraica tradotta da Pico della Mirandola potrebbe spiegare la presenza di molti personaggi illustri e avvolti nel mistero. Tornando in Val Nervia arriviamo a Rocchetta nervina, antico borgo risalente all’anno 1000. Si trova arroccato tra due torrenti che ne hanno indirizzato la costruzione. La particolarità sono i suoi molteplici ponti, ma soprattutto ultimamente i suoi molti laghetti e canyon che attirano moltissimi turisti e appassionati di torrentismo da tutta Europa.

Continuando sul torrente Nervia arriviamo a Dolceacqua, famosa in tutto il mondo per il suo castello che sovrasta il borgo antico e il suo magnifico ponte che ispirò il celebre artista Monet. L’anno scorso si è svolto un grande evento: la mostra del quadro che il padre dell’impressionismo dedicò a Dolceacqua e che per l’occasione tornò al castello con grande seguito di pubblico. 

Il paese è un intrigo di ripidi carruggi, sede oggi di numerose botteghe artistiche ed artigiane, che portano alla sua sommità al castello dei Doria. 

Il castello fu in realtà iniziato dai Conti di Ventimiglia, ma l’aspetto attuale fu raggiunto dai Doria, anche qui una storia tramandata da secoli. quella di Lucrezia, promessa sposa del paese fuggita alla legge dello ius prime noctis.  

Essa fu comunque raggiunta ed imprigionata e pur di non concedersi si dice che si lasciò morire di fame. Il promesso sposo giudò quindi una rivolta contro il marchese che fu costretto ad abrogare la legge feudataria. Si narra che per l’occasione lo sposo preparò un dolce in onore della sua povera moglie defunta: la Michetta, come allusione al sesso femminile, dell’amore libero da costrizioni e che è diventato un dolce tipico del paese.  

Altro prodotto principe è il vino, il Rossese di Dolceacqua, dop riconosciuta e vera e propria eccellenza non solo di Dolceacqua, ma di tutta la valle e della vicina val Verbone.  

La storia poi di Dolceacqua si unisce anche a quella di Genova coi Doria già nominati, ma anche alla Francia e soprattutto Montecarlo coi Grimaldi.  

Tantissimo ci sarebbe ancora da dire e tanto non abbiamo detto su questa valle crocevia nei secoli tra Italia e Francia, ricca di cultura e misteri e di un ambiente assolutamente unico