Le ‘6000 Sardine Ponentine’ intervengono con una nota stampa sul Parco Roja a Ventimiglia.

“La situazione alla frontiera italo francese di Ventimiglia si trova sotto i riflettori dall’estate del 2015, quando la Francia, con una decisione improvvisa e unilaterale, ripristinò i controlli al confine con l’Italia per bloccare il passaggio dei migranti decisi a raggiungere altri paesi europei. Da allora la città è luogo di permanenza e di transito di tutti quei migranti che non vogliono fermarsi in Italia (anche se questo prevedrebbero le leggi europee) e cercano di raggiungere altri paesi dell’Unione. Dopo alterne vicende, l’apertura nel 2016 di un campo di transito voluto dalla Prefettura e la nascita di un insediamento informale sul greto del fiume Roja, le palesi violazioni della normativa sull’asilo da parte della polizia francese e un sostanziale stallo da parte delle autorità locali italiane, la situazione in città, è stata sempre estremamente delicata.

Poi pare che la pandemia e una complessa e, come al solito intricata situazione, abbiano causato la chiusura del Campo Roja.

Si ritornerà quindi a cose già viste e vissute.

L’amministrazione locale è stata lasciata sempre senza mezzi e risorse per fronteggiare la situazione dei migranti in transito “bloccati”. È stata fino adesso la Croce Rossa Italiana ma saranno nuovamente le organizzazioni della società civile che suppliranno alle carenze istituzionali o peggio alle politiche governative non solo insufficienti sul piano degli investimenti finanziari ma sempre più restrittive in una logica di negazione dei diritti delle persone che provengono da paesi poveri, teatro di conflitti, guerre e disastri ambientali. Alla logica dell’accoglienza e dell’integrazione si sostituisce sempre più spesso la logica dei respingimenti e dell’intolleranza, soprattutto adesso che in pandemia siamo diventati un po’ tutti più cattivi e arrabbiati. Anche se in condizioni molto difficili arrivano famiglie con bambini piccolissimi o ragazze in avanzato stato di gravidanza. Ritorneranno decine di ragazzini minorenni, soli, sfuggiti alle torture dei libici di cui spesso portano segni evidenti.

Alla luce della mobilitazione di domenica 26 luglio a Ventimiglia delle Sardine Ponentine con altre associazioni e movimenti contro la chiusura del Campo Roja, in seguito alla nostra recente visita all’isola di Lampedusa e in vista della chiusura prevista per oggi del suddetto campo Roja, chiediamo da parte del governo un intervento tempestivo e risolutivo di discontinuità nel campo della politica migratoria. Prima che a Ventimiglia si scatenino, come in Sicilia, i media televisivi orientati verso i partiti di destra che hanno interesse a rinforzare l’opinione allarmata degli spettatori sui problemi del fenomeno migratorio, perché è questo uno dei temi che rinforza il consenso attorno a questi stessi partiti. Chiediamo infine a chiunque abbia a cuore il bene comune e lo sviluppo socialmente equilibrato di Ventimiglia, anche come porta d’accesso in Italia, fare con urgenza ogni sforzo perché il Campo Roja ritorni al più presto in attività, semmai potenziato nella sua struttura e dotazione. Il campo aveva infatti la duplice funzione di accoglienza per i richiedenti asilo e di consulenza legale per quanti invece sono intenzionati ad andare in un altro Paese. Per un luogo di frontiera come Ventimiglia, reputiamo quantomeno necessaria l’istituzione di un ente definitivo o di un tavolo ben radicato nel territorio, che svolga le funzioni per i rifugiati che tutt’ora mancano”.