Due italiani su tre (66%) fanno pausa nei borghi durante l’estate 2020, alla scoperta di prodotti e tradizioni meno conosciute, e anche per sfuggire al rischio del sovraffollamento nelle spiagge e nelle località turistiche più battute. Si tratta di un nuovo protagonismo dei centri minori, spinto, anche nella nostra regione, dal grande fascino esercitato dai piccoli comuni, luoghi di tradizione e cultura, dove si è sviluppato, negli anni, soprattutto il turismo enogastronomico, grazie alla presenza di circa 300 produzioni tipiche su tutto l’arco regionale.

È come commenta Coldiretti Liguria l’analisi della Coldiretti sulla base dell’indagine Notosondaggi che evidenzia le nuove scelte turistiche 2020 condizionate dall’emergenza sanitaria Covid-19, ma anche favorite dalla diffusione capillare dei piccoli comuni a livello italiano, che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali. Un paesaggio inoltre fortemente segnato dalle produzioni agricole, dai verdi pascoli ai terrazzamenti, dai vitigni agli oliveti, dove sono custodite ricette tipiche e prodotti della tradizione contadina locale.

“La vacanza nei piccoli borghi, da sempre fortemente caratterizzata dalla presenza dell’agricoltura, – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rappresenta un esempio di turismo sostenibile prezioso per il nostro Paese che, se adeguatamente valorizzato, può diventare una risorsa strategica per il rilancio economico e occupazionale dopo la crisi causata dall’emergenza sanitaria. La cultura enogastronomica della Liguria può essere, ad esempio, apprezzata specialmente nei comuni dell’entroterra, grazie ad un vero e proprio patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole presenti, che con impegno quotidiano assicurano la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. Conosciute ed apprezzate sono produzioni d’eccellenza come l’oliva taggiasca, il vino locale, i pomodori cuore di bue, il chinotto, i formaggio di malga, la carne di cabannina, ecc.. che racchiudono al loro interno la nostra terra e la nostra tradizione secolare. Nei piccoli centri poi a garantire l’ospitalità è soprattutto una rete composta da oltre 600 strutture agrituristiche a livello regionale, che, disponendo di grandi spazi all’aperto e un numero di posti letto e a tavola ridotti, sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.”