Take-away, delivery o chiusura totale. Bar e ristoranti a Taggia e Arma tra rassegnazione e rabbia
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Ultime ore di apertura per bar e ristoranti anche in provincia di Imperia. Da stasera la serrata potrebbe infatti diventare totale sino ai primi di dicembre in ottemperanza all’ultimo Dpcm, e se per i ristoranti resta aperta la possibilità di servire piatti pronti da portare a casa con la formula take-away o addirittura consegnarli nelle case dei privati con o senza un modesto sovrapprezzo grazie al servizio ‘delivery’, i bar invece dovranno, con ogni probabilità, osservare un mese di ferie forzate.

“Noi riproporremo lo stesso servizio con le stesse modalità del precedente lockdown – dice Diego Siffredi del ristorante Castellin di Taggia – in particolare la consegna a domicilio che effettuiamo nel comune di Taggia e in quelli strettamente circostanti. Nessun costo per la consegna, anzi i prezzi dei piatti sono leggermente inferiori a quelli praticati normalmente ai tavoli. Da metà aprile abbiamo avuto una buona risposta da parte della clientela. Consegniamo i piatti dalle 19 in poi, ma aggiungiamo a questo servizio una novità: l’aperitivo portato a casa in una busta igienizzata e accompagnato da olive taggiasche e canestrelli”.

In piazza Eroi Taggesi davanti al Bar Torre incontriamo il gestore, Stefano Zunino.

“È l’ennesima mazzata che ci arriva da questo Governo – dice – e pensavo che la Regione Liguria avrebbe tirato fuori gli attributi per spiegare che la nostra è una realtà diversa. Genova non è tutta la Liguria. Qui da noi il lockdown è già iniziato da un pezzo, siamo in un periodo morto e in più non c’è nessuna certezza scientifica che bar e ristoranti creino aumento di contagi. Avrei invece pensato ai mezzi pubblici, ai grossi centri commerciali ed anche al denaro, sia la moneta che quello di carta, che è un mezzo micidiale per la diffusione del Covid. Io già di solito non chiudo tardi alla sera e anticipare alle 18 non ci ha cambiato l’esistenza ma aprire al mattino sino a metà pomeriggio ci dava la possibilità non di guadagnare ma di poter pagare bollette, fornitori e scadenze varie. Abbiamo investito per poter riaprire, gel, barriere di plexiglas sui tavolini e mascherine gratuite a tutti i clienti, e adesso ci dicono: chiudete! Èassurdo, i liguri sono stati un esempio nel primo lockdown, noi non ci meritiamo di essere in zona arancione”.

Ad Arma di Taggia c’è meno voglia di parlare, tra arrabbiature e rassegnazione. Chi ci risponde è Dario Devoto che gestisce il Tabula Rasa sul Lungomare di Ponente.

“Avevo in programma la fine dei lavori per la chiusura del dehor in previsione del freddo e da domani doveva essere pronto e invece, probabilmente, dobbiamo chiudere tutto. Da bar specializzato in aperitivi, birre e vini abbiamo cominciato a preparare dei piatti di accompagnamento agli aperitivi ma non siamo attrezzati per delivery o take-away in periodo di confinamento. E poi, a guardarci intorno, sembra che il coprifuoco sia già cominciato alle 16 ad Arma di Taggia, in giro non c’è nessuno. Io non ho la ricetta magica per decidere cosa bisogna fare per stoppare i contagi ma è sicuro che ristoranti e bar non sono i luoghi pericolosi che vogliono farci credere ma se hanno deciso di farci chiudere allora che intervengano subito con aiuti economici importanti. Se devo restare chiuso in casa spero di poterlo fare senza troppi pensieri economici negativi per la testa e approfitto per salutare e ringraziare i miei amici clienti nella speranza di poterci rivedere presto in condizioni più…umane”.