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Continua a tenere banco la querelle tra il Cda del Casinò di Sanremo e i rappresentanti sindacali sulla riduzione dell’orario di alcuni ‘giochi lavorati’ per un certo periodo di tempo, da novembre sino ai primi di dicembre.

“Nella sostanza hanno deciso non solo di ridurre il funzionamento della roulette francese ma l’hanno cancellata dal lunedì al giovedì e non possiamo accettarlo anche perché la roulette è il gioco che rende di più alla nostra azienda”, dice Marilena Semeria segretaria della Fisascat Cisl all’interno della casa da gioco sanremese.

“Non è vero che i dipendenti addetti ai tavoli della roulette restino spesso con le mani in mano per mancanza di clienti giocatori, anche dal lunedì al giovedì, e gli incassi di quei giorni lo dimostrano. Abbiamo consegnato i dati di incasso al sindaco Biancheri e all’assessore al bilancio Rossano, e abbiamo ottenuto la revoca del provvedimento di chiusura pomeridiana da parte del presidente del Cda Battistotti”.

“Per il momento restiamo in sciopero almeno sino a quando non avremo la possibilità di sederci ad un tavolo di trattativa – spiega Semeria – per poter terminare al meglio il 2021 e poi con le previste assunzioni avviare un anno nuovo senza carenze di organico”.

“Allo sciopero aderisce l’intero reparto giochi e al presidente Battistotti diamo il merito di essere riuscito a mettere d’accordo tutte e cinque le sigle sindacali interne per un’adesione allo sciopero del 100%. Alle 10 il Casinò apre per le slot-machines, alle 14,30 per i giochi da tavolo che per il momento sono chiusi dal lunedì al giovedì. Per il weekend deciderà l’assemblea se proseguire ad oltranza o stabilire un tot di ore di astensione e quando attuarle”.

Confidiamo nell’intervento del sindaco – prosegue – dato che questo sciopero e la chiusura dei giochi lavorati causano un mancato incasso anche per il Comune”.

Lo sciopero non è retribuito e dopo mesi di chiusura con dipendenti che hanno preso stipendi non da casinò, crea difficoltà tra i lavoratori e dall’altra parte consente un risparmio all’azienda.

“Noi pensiamo che se dopo mesi di chiusura un’azienda riapre ma limitando l’offerta e dimostrando così di non avere visioni strategiche per il futuro – conclude Marilena Semeria – non può che andare in difficoltà a prescindere dalle posizioni dei suoi lavoratori”.