alpini

Prima tappa della staffetta alpina. Alla partenza ci sono 12 corridori (due della Sezione imperiese dell’Associazione Nazionale Alpini), la fiaccola la porta il 1° caporal maggiore Alessio Rumbolo, fuciliere della 22^ compagnia del battaglione Saluzzo. Rumbolo è ligure, di Borgio Verezzi, accanto a lui c’è il pari grado Carlo Fedeli, di Verbania, appassionato di storia del Corpo. La corsa inizia alle 10.30 dalla Cittadella degli Alpini allestita sul lungomare di Ventimiglia, presenti il generale Ignazio Gamba, comandante delle Truppe Alpine dell’Esercito, il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero e il sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino. Favero sottolinea il mito degli Alpini, “uomini del dovere pronti ad aiutare chi ha bisogno, con una grande disponibilità di cui sono stati, sono e saranno capaci”. Gli ha fatto eco il generale Gamba, che ha rivendicato “la grande storia del Corpo che la Staffetta rievocherà insieme alla gente nei luoghi cari alla tradizione e all’impegno degli Alpini di ieri e di oggi, i quali sono in prima linea per la pace e la stabilità”.

Ci sono le note della fanfara della brigata Taurinense a dare il via alla prima tappa: 35 chilometri di percorso che unirà la cittadina ligure al Col di Nava, al confine col Piemonte, a quasi mille metri di quota. Prima di giungere al sacrario dei caduti della Cuneense, i corridori attraversano Bordighera, Sanremo, Arma di Taggia, Diano Marina, Imperia e Pieve di Teco. Luoghi del ricordo di fatti d’arme vicini e lontani, dalla Seconda guerra mondiale alla missione in Afghanistan, con gli Alpini dei reggimenti piemontesi che hanno sacrificato la vita per la Patria in circostanze e luoghi diversissimi ma sempre con le stesse insegne. Tutti liguri di nascita e in forza al 2° Alpini, Tiziano Chierotti (ricordato ad Arma di Taggia), Giorgio Langella (Diano Marina), Alessandro Anselmi (Imperia), sono tre nomi iscritti nella storia del valore alpino. I primi caduti tragicamente negli anni 2000 in attacchi degli insorti afghani contro le forze della NATO che assistevano la popolazione locale, il terzo, ufficiale sul fronte russo nel 1943, Medaglia d’Oro al valor militare per aver combattuto da eroe fino allo stremo, ferito una, due, tre volte, finì per soccombere rimanendo alla testa dei suoi Alpini. In ogni luogo, un momento di raccoglimento con i sindaci, i cittadini, i commilitoni, i Veci dell’Associazione Nazionale Alpini, sempre con la riviera ligure, comunque terra di alpini (sono quattordici i liguri decorati di medaglia d’oro al valor militare per atti di eroismo nella storia del Corpo), a far da sfondo alla corsa, con la fiaccola che illumina la tradizione.

Ad accogliere i corridori del 2° Alpini ad Arma di Taggia, presso la stele in memoria dell’alpino Tiziano Chierotti, ci sono i genitori Gianna e Piero e la sorella Sally, insieme al colonnello Giuseppe Sgueglia, al sindaco e Alessandro Trovant, consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini, presente anche con i propri rappresentanti liguri. La signora Chierotti, commossa, ha ringraziato i commilitoni del figlio, che hanno percorso dieci km di corsa per onorare il loro Tiziano, ripetendo alcune semplici parole del figlio scomparso dieci anni fa: “per essere bravi uomini non occorre essere bravi soldati… ma per essere bravi soldati prima bisogna essere bravi uomini”. A Diano, con il sindaco, si ricorda invece Langella, anch’egli scomparso in azione in terra afghana.

Poi la salita finale verso il Col di Nava, sulle Alpi liguri, passando per Pieve di Teco (luogo che ha dato il nome ad uno storico e glorioso battaglione alpini), diretti al santuario della Martire, come venne soprannominata la Divisione Alpina Cuneense, praticamente annientata nella steppa russa dai feroci combattimenti contro un nemico forte, nel mezzo di uno degli inverni più rigidi della storia. Nove Alpini su dieci mancarono all’appello. Morti, congelati, dispersi. Fino all’ultimo si batterono per proteggere il ripiegamento dell’Armata italiana, scrivendo una splendida pagina di eroismo a Nowo Postojalowka. Nella provincia di Cuneo non c’è praticamente famiglia che non abbia portato il lutto per figli, fratelli e padri mai tornati a baita. Il Col di Nava è una tappa obbligata della staffetta: lì fu realizzato dall’Associazione Nazionale Alpini ligure il sacrario voluto dal generale Emilio Battisti, il quale comandò la Cuneense in quel drammatico inverno tra il 1942 e il ‘43 e tornò in Italia dopo sette anni di durissima prigionia, raccontata in molti libri, tra cui ‘Sette rubli per il cappellano’ di don Guido Turla, reduce e testimone della sofferenza dei soldati italiani nei campi sovietici.

Al Col di Nava, quota 934 metri sul livello del mar ligure da cui erano partiti la mattina, gli Alpini arrivano correndo in salita, al termine di uno sforzo durato ore, un piccolo sacrificio per ricordare quello grande di chi li ha preceduti, immortalato nel Sacrario della Cuneense, meta ogni anno a luglio di un pellegrinaggio che vede centinaia di cappelli alpini ordinatamente salire verso la cima, per avvicinarsi al cielo degli eroi “andati avanti”, come dicono le penne nere.