Alla scoperta dell'esploratore portorino Bartolomeo Bossi
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Si è tenuta questa mattina presso il Museo Navale di Imperia la conferenza sull’esploratore Bartolomeo Bossi, dal titolo “Da Porto Maurizio al Mato Grosso”.

In occasione del bicentenario della nascita dell’esploratore portorino, Imperia lo ricorda con una conferenza tenuta dal professor Francesco Surdich, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Genova.

Nato a Porto Maurizio il 13 agosto 1817 e compiuti i primi studi classici, nel 1832 Bossi emigrò a Montevideo, in Uruguay. Qui prestò servizio dapprima nella marina mercantile, e poi in quella militare, ove ebbe compagno d’arme Giuseppe Garibaldi, al quale fece da testimone a Montevideo, alle nozze con Anita.

Si dedicò ai viaggi di esplorazione, alcuni dei quali compì per incarico del gabinetto imperiale brasiliano, che lo aveva nominato direttore della Compagnia diamantifera del Mato Grosso, affidandogli anche il compito di eseguire uno studio sulle possibilità di colonizzazione di quel vasto e poco noto territorio. Nel 1863 pubblicò a Parigi, dove si era recato, la relazione della sua più importante spedizione nelle foreste brasiliane, descrivendo regioni ancora inesplorate, di cui fornì le prime, esatte determinazioni di latitudine e longitudine.

In seguito alla nomina a console dell’Uruguay a Valparaíso, in Cile, dovette trasferirsi nella città cilena, ove si recò con un viaggio, parte via mare, parte via terra, che fu il primo dei molti viaggi da lui compiuti attraverso lo stretto di Magellano e l’oceano Pacifico sin nella Terra del Fuoco e nei canali della Patagonia, durante i quali notò l’esistenza di correnti sottomarine, baie, canali e passaggi ignorati, contribuendo, con i suoi rilevamenti e i suoi studi, alla correzione e al miglioramento delle carte di navigazione delle terre australi dell’America del Sud.

Nel 1879, nominato console generale dell’Ecuador a Montevideo, ritornò in quella città, ove attese alla pubblicazione dei resoconti dei suoi viaggi e all’organizzazione del Museo di storia naturale della capitale uruguaiana, che arricchì anche con le sue importanti collezioni di fossili, minerali e animali. Il materiale più interessante era stato raccolto durante i suoi viaggi al Mato Grosso, alla Terra del Fuoco e al deserto di Atacama, ove segnalò l’esistenza di notevoli giacimenti d’oro, argento, rame e nichel. Nel 1883  tornò in Italia, stabilendosi a Genova.