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Quando si parla di Santo Stefano al Mare non si può non pensare al suo litorale, che da sempre la rende una delle località balneari più attrattive della Riviera.

Ma il mare non si ferma alla spiaggia: il borgo ospita infatti la famosa ‘secca di Santo Stefano’, meta di immersioni tra le più gettonate del ponente ligure.

Proprio per la bellezza dei suoi fondali marini, Santo Stefano è stata scelta come luogo di interesse per il progetto Seaty, che mira alla valorizzazione del patrimonio sommerso. “È un progetto importante – spiega il vicesindaco Donato Piccirilli. – Noi qui abbiamo la secca, con tutta la sua biodiversità, e una vasta prateria di posidonia che io definisco sempre ‘croce e delizia’. Delizia perché è molto importante per l’ambiente, basti pensare che il 30% dell’ossigeno è prodotto dalla posidonia; croce perché quando la posidonia morta si spiaggia e forma delle banquette, crea problemi al turismo balneare”.

Per gestire il trattamento della posidonia spiaggiata, da qualche anno il Comune ha aderito al progetto del dottor Fulvio Garibaldi e ha optato per la sua ricollocazione in mare, dando così nuovo nutrimento all’ecosistema marino.

“Santo Stefano al Mare è famosa per tante sue caratteristiche – aggiunge il consigliere comunale con delega all’Ambiente, Remo Ferretti. – Quella più importante è la parte sommersa, che potremmo far riaffiorare e consegnare a tutti quelli che verranno a visitarci grazie a questo progetto Seaty, che ci permetterà di ampliare la conoscenza del territorio sommerso, dalla secca ai relitti. L’iniziativa permetterà inoltre di dare un qualcosa in più ai nostri turisti, nell’ottica di rendere fruibile il paese 365 giorni all’anno”.