Forse ce ne renderemo conto più avanti, per adesso siamo tutti ancora un po’ storditi dalla settimana festivaliera che ci siamo appena lasciati alle spalle. Facciamo ancora fatica a riavvolgere il nastro delle emozioni, degli episodi, degli eventi, un concentrato di tutto quello che può accadere in sette giorni folli ma con l’unica sensazione comune: la consapevolezza di esserci magicamente trovati nel posto giusto al momento giusto, catapultati nel pieno centro dell’evento televisivo italiano – e non solo – più importante dell’anno.

E così ci siamo sentiti tutti, chi più chi meno, protagonisti di un fantastico reality, uno show mai visto prima, dove i principali interpreti erano talmente tanti da perderne il conto, un lunghissimo elenco pieno zeppo di nomi e volti noti e sconosciuti, dai campioni planetari dello sport alle casalinghe di Reggio Emilia, da chi ha fatto la storia della nostra musica ai pensionati bene della Val Padana.

Con un enorme sforzo e con una buona dose di calcolata incoscienza, il settantenne Festival si è concesso a tutti i presenti, come un Re che decide di dare udienza a ognuno dei suoi sudditi e di mostrarsi al popolo festante, di lasciarsi addirittura accarezzare e coccolare, consapevole che le stanze del suo castello Ariston non avrebbero mai e poi mai potuto ospitare tutti.

L’abbraccio è stato reciproco e commovente, chiunque ha potuto esprimere pubblicamente felicità e dolore, chi aveva qualcosa da dire o da esprimere lo ha fatto senza filtri, da Benigni a Lauro, da Morgan alla Jebreal a Vincenzo Mollica e certo non ultimo Paolo Palumbo.

Chapeau al Gran Ciambellano Amadeus e all’inimitabile Giullare di Corte Fiorello, simbolo di amicizia mai scalfita dal susseguirsi della vita, che senza tanti discorsi hanno lanciato un meraviglioso messaggio di mutualità e sostegno reciproco. Lievi come una piuma, divertenti e dissacranti con educazione, hanno condotto il gioco nel quale si è ritagliato un ruolo fondamentale il Comune di Sanremo, inserito perfettamente in uno schema magico e vincente.

Il sindaco Biancheri, l’assessore Sindoni e tutti i loro collaboratori hanno abbassato il ponte levatoio e aperto il portone fortificato a chiunque si presentasse, con l’unica preoccupazione di mostrare il volto migliore di una Sanremo in festa. Tra pochi mugugni e tanta disponibilità generale, la Città ha lasciato un’immagine cordiale, pulita, organizzata e solare ai fiumi di visitatori che si sono presentati al suo cospetto.

Che poi siano arrivati i record di ascolti, di presenze, di incassi, di condivisioni, di like, di durata delle serate, di movida, di coinvolgimento e soddisfazione generale, non può che essere una logica conseguenza dell’enorme lavoro svolto anche dai volontari, dalle forze dell’ordine, dalle pubbliche assistenze, dagli operai, dai tecnici, da tutti quelli che, anche non facendo nulla di particolare ma senza mettere i bastoni tra le ruote, hanno dato il loro grosso contributo.