A seguito della rimozione della famigerata edicola di Corso Garibaldi a Sanremo, Fabio Ormea, edicolante che vi ha lavorato per diversi anni, decide di dedicare una riflessione alla faccenda, tramite la seguente lettera:

“Le edicole svolgono una funzione sociale molto importante. Sono luoghi d’incontro, di socialità, di legami e di amicizia, dove si possono scambiare due parole, soprattutto per gli anziani, che mantengono la lettura del quotidiano cartaceo. Quando si incontrano due conoscenti, si ricordano i tempi passati in gioventù. Purtroppo l’attività esclusiva di edicola potrà resistere solo grazie a un contributo di solidarietà, o governativo, o regionale, o comunale. Solo che per il momento non vi è nulla sul piatto. Gli stessi editori spingono fortemente sugli abbonamenti digitali, indebolendo ulteriormente la nostra categoria. Stiamo assistendo anche, per via della crisi della carta stampata ad un taglio dei costi nella distribuzione. Prima esisteva un distributore locale molto preciso ed efficiente. Ora la distribuzione è gestita fuori Regione e i giornali arrivano a Pontedassio, dove si trova la filiale che si occupa dello smistamento e della distribuzione. Quindi i deficit per il nostro tipo di attività sono aumentati. Una volta avevamo i giornali tra le 5 e 10 e le 5 e 20, ora quando va bene arrivano per le 6. Inoltre, siccome ce li portano, il nostro aggio si riduce di un ulteriore punto percentuale (si è passati dal 19,6% al 18,6%). I carichi di molte riviste sono per lo più inadeguati alla richiesta. Quindi si fa anche fatica a soddisfare le richieste dei clienti. Ma vi è anche il caso opposto, ove ti riempiono di riviste che hanno scarsa rilevanza della vendita, ma il lavoro fisico e mentale devi egualmente farlo senza che ti dia una resa economica. Ti dovrebbero riconoscere un piccolo contributo anche per la merce non venduta. Quindi, si fa anche fatica a soddisfare le richieste dei clienti. Io avrei potuto restare nel chiosco, ma lo stare lì mi avrebbe impegnato alla sostituzione del medesimo a mie spese e, coi chiari di luna a cui stiamo assistendo, vedi COVID, aumento dei costi energetici e delle materie prime, quindi riduzione delle vendite, il costo sarebbe stato difficilmente ammortizzabile nel breve periodo. Una volta i Comuni avevano più disponibilità, ed il costo del chiosco se lo accollavano, ora i bilanci comunali fan fatica a restare in equilibrio, e le Amministrazioni preferiscono perdere pezzi di storia, piuttosto che investire in strutture molto particolari. Lo dico senza polemica alcuna.”