La sezione Combattenti e Reduci di Sanremo ringrazia le autorità civili, militari le associazioni d’arma, i sacerdoti e le scuole che nonostante il tempo non clemente hanno partecipato alle manifestazioni del 4 novembre.
“Si auspica un sempre maggiore coinvolgimento della cittadinanza unita sotto i simboli dell’Italia a ricordo dei caduti e delle celebrazioni delle festività nazionali”, dichiara il presidente Claudio Sparago.
Di seguito l’orazione ufficiale del Prof. Gustavo Ottolenghi:
“Fino all’anno 2022 – e da oltre 50 anni – la celebrazione del IV novembre aveva trovato l’Italia in una situazione di sufficiente tranquillità geopolitica in campo internazionale. Si. Era potuto commemorare la vittoria italiana nella guerra 1915/1918 e la Giornata delle Forze Armate in una atmosfera di rispettoso ricordo del sacrificio di oltre 600.000 uomini in quella che fu chiamata la “Prima carneficina della storia moderna “ unitamente alla gratitudine verso le attuali Forze Armate per quanto stavano facendo anche in missioni di “peace keeping” in tutto il mondo. Oggi questo ricordo e la riconoscenza verso i nostri militari sono ovviamente immutati. Ma questi sentimenti sono turbati dalle situazioni contingenti di guerre in Europa e nel Medio Oriente che vedono interessate, pur marginalmente, anche le nostre Forze Armate. Esse si trovano oggi impegnate nei Balcani, in Medio ed Estremo Oriente e in Africa come parte delle missioni O.N.U. E anche in queste missioni di pace abbiamo purtroppo dovuto lamentare perdite umane. Non possiamo, in questa Giornata a loro dedicata, non volgere un pensiero al loro impegno in terra, in mare in cielo, in particolare ad esempio nel salvataggio di naufraghi lungo le nostre coste. E non pochi sono stati gli esempi di tali salvataggi anche in condizioni drammatiche e pericolose. I nostri militari sono stati impiegati anche nelle operazioni soccorso in occasione delle calamità naturali , dai terremoti alle alluvioni, che li hanno visti accanto ai militi della Protezione civile e della Croce Rossa in numerose circostanze. E tutto ciò oltre allo svolgimento delle loro mansioni proprie di addestramento sia nazionali che a fianco di forze straniere. E non dimentichiamo anche i lusinghieri successi dei nostri atleti in grigioverde in campo sportivo mondiale. E tutto ciò proviene da lontano, da ciò che hanno tramandato a loro – e a noi tutti – coloro che, in armi hanno contribuito , nei decenni, alla creazione della nostra Nazione. Sono coloro che, nel corso della Guerre d’Indipendenza, hanno combattuto e sono morti con Garibaldi ci generali Pepe e Lamarmora, con i fratelli Bandiera sino a quelli che si sono immolati per la conquista del Trentino e della Venezia Giulia per raggiungere il completamento territoriale della nostra Patria. E sono questi ultimi in particolare che oggi vogliamo ancora e sempre ricordare con riconoscenza. Solo in quel conflitto, la Prima guerra mondiale, sono morte centinaia di migliaia di persone. Fu una guerra terribile, che ha travolto gli uomini al fronte e le donne a casa, con lutti che hanno interessato, in varia proporzione, tutta la popolazione nazionale. Per la prima volta era stata coinvolta massicciamente in una guerra anche la popolazione civile che pagò, con migliaia di vittime, il prezzo della vittoria. Fu il prodromo delle future guerre, delle future carneficine, dei futuri scoinvolgimenti geopolitici mondiali. Allora, nel 1915, alla fine avevamo vinto. Avevano vinto i fanti al fronte e tutta la popolazione in Patria, a prezzo di sacrifici enormi. Ma, alla fine, avevamo vinto. Si sperava in una era a venire di serenità e pace fra tutte le Nazioni dopo l’orrenda esperienza di quei quattro anni. Il sacrificio di tanta gente ci permise un secolo successivo di relativa pace e avrebbe dovuto servire come monito per le nuove generazioni. Ma non fu così. La Seconda guerra mondiale fu teatro di peggiori vicende con ulteriori lutti e altre devastanti rovine. Ed ora superato anche quel nuovo orrore, ci troviamo alla vigilia di nuove avvisaglie di altri conflitti mondiali le cui conseguenze non sono neppure immaginabili. Che il pensiero di tutti i caduti nelle guerre precedenti possa indurre i responsabili delle sorti del mondo a soluzioni razionali nel rispetto reciproco dei valori di tutti i popoli”.