casinò di sanremo

Stefano Zecchi, Michela Marzano, Marco De Franchi, Tina Montinaro, Domenico Quirico, Sabina Airoldi e Claudia Fachinetti, Marco Reghezza per il centenario di Giacomo Puccini, Mons.Giulio Dellavite, Premio Semeria alla Saggistica sono gli otto prestigiosi appuntamenti della stagione invernale dei Martedì Letterari del Casinò di Sanremo

L’apertura di una nuova stagione dei Martedì Letterari è come ritrovare una dimensione familiare che si ripete e che unisce scrittore  e saggista al pubblico in uno scambio di emozioni e di esperienze. Si rinnova un patto culturale che continua da più di 90 anni, un aspetto caratterizzante della storia della nostra Azienda. “Sottolinea il Presidente ed Amministratore Delegato dott. Gian Carlo Ghinamo con i consiglieri Avv. Lucia Artusi e dott. Eugenio Nocita.

La rassegna, che è interconnessa con il Premio Letterario Casinò di Sanremo Antonio Semeria e con gli altri incontri culturali legati anche alla storia della alta Sartoria, si aprirà sabato 17 febbraio con l’incontro con il prof. Stefano Zecchi patron del premio Festival dell’Alta Moda Sartoriale ecosostenibile e Presidente del Premio Letterario dedicato ad Antonio Semeria.

Nel teatro dell’Opera alle ore 16.00 ricordando il 70esimo anniversario dell’Oscar della Moda, in un incontro tavola rotonda si parlerà della Bellezza coniugata nella Moda espressione di creatività, di professionalità soprattutto se declinata nella ricerca di nuovi materiali ecosostenibili. Relazionerà con il prof. Zecchi  Moreno Vignolini presidente di Confartigianato Moda. Il prof. Stefano Zecchi ha creato la Fondazione Accademia Internazionale di Scienza della Bellezza.

”L’Istituzione, che ha sede presso la Fondazione Collegio delle Università Milanesi, pone al centro della sua attività il concetto di bellezza. Come cogliere attraverso questo concetto il senso della nostra contemporaneità e come trovare un valore creativo, propositivo nella ricerca scientifica, economica, umanistica attraverso l’idea del bello”. Percorsi che costituiscono il fulcro dell’attività e della ricerca. Una magia di creazioni tra passato e presente sfileranno a coronare l’incontro.

Il 20 febbraio nel teatro dell’Opera alle 16.30 Marco De Franchi presenta “Il Maestro dei sogni” (Longanesi). Gli incontri, curati da Marzia Taruffi, sono ad ingresso libero. Sino ad esaurimento dei posti disponibili.

Un thriller travolgente, un vortice di emozioni che non allenta la presa fino all’ultima pagina: 
Esistono incubi travestiti da sogni. E qualcuno li sta trasformando in realtà. Qualcuno che deve essere fermato prima che uccida di nuovo. Valentina Medici, giovane commissario del Servizio Centrale Operativo, sta per lasciare tutto. L’ultima indagine che ha diretto l’ha ferita, nel corpo e nell’anima, in modo irrimediabile. Ma proprio quando sta per riconsegnare il distintivo, l’Europol la contatta per offrirle un incarico internazionale: dare la caccia alla donna che le ha rovinato la vita e fermare una pericolosa rete di criminali. Valentina accetta e si trova presto a sprofondare in un gorgo oscuro di violenza e follia. Un assassino seriale è all’opera e i suoi omicidi sono tanto efferati quanto spettacolari. Le vittime non sembrano avere niente in comune. Eppure in qualche modo tutto gravita attorno alla mente. Nel tentativo di andare a fondo dell’indagine e, allo stesso tempo, di riemergere dai propri incubi, Valentina sarà costretta a riallacciare legami che sperava sepolti nel suo passato. Per affrontare i demoni che operano nel mondo, Valentina dovrà sconfiggere i propri demoni interiori. E pagare un prezzo altissimo.

Martedì 27 febbraio ore 16.30 nell’ambito del Ciclo La cultura della Legalità Tina Montinaro presenta il libro.”  Non ci avete fatto niente . La lotta alla mafia di Antonio Montinaro e Giovanni Falcone  ( DE Agostini). Partecipa il questore di Imperia dott. Giuseppe Felice Peritore.

La storia di Antonio Montinaro, uno dei poliziotti della scorta di Giovanni Falcone, raccontata dalla moglie Tina che da trent’anni è uno dei volti di primo piano nella lotta alla mafia.

«Chiunque fa questa attività ha la capacità di scegliere tra la paura e la vigliaccheria. La paura è qualcosa che tutti abbiamo. Chi ha paura sogna, chi ha paura ama, chi ha paura piange. È un sentimento umano. È la vigliaccheria che non si capisce, e non deve rientrare nell’ottica umana. Io come tutti gli uomini ho paura, indubbiamente non sono vigliacco».

Antonio Montinaro è un ragazzo vivace, che odia le ingiustizie e non sa stare con le mani in mano. Per questo, quando entra in polizia, non si accontenta degli incarichi più semplici ma impara in fretta e chiede di essere trasferito a Palermo, negli anni in cui la lotta alla mafia è più accesa che mai e la città è in guerra. Lì ci sono uomini impegnati a cambiare le cose e Antonio, innamorato del proprio lavoro, vuole fare la sua parte: presto diventerà uno degli agenti più fidati della scorta di Giovanni Falcone. Sempre in Sicilia conoscerà Tina, sua moglie. È proprio lei a raccontare in questo libro la storia di Antonio, che credeva nella giustizia e nello Stato, morto coraggiosamente per difendere il giudice Falcone, e i diritti di tutti noi, nel maggio più buio della storia italiana. 

Martedì 5 marzo nel teatro dell’Opera ore 16.30 Domenico Quirico presenta Kalashnikov (Rizzoli).

Dal Mozambico a Gaza, passando per Somalia, Congo, Siria, Cecenia e Ucraina, Domenico Quirico, storico inviato di guerra dai fronti più pericolosi del pianeta, ci guida nel cuore nero della violenza, in quelle terre dove il fucile d’assalto sovietico distingue chi ha il potere da chi non ce l’ha, regola la facoltà di uccidere e il diritto di restare vivi, e mentre si fa strumento del male che vince sul bene cambia il corso della storia.

«Questo non è un libro su un’arma. Questo è un libro sul Male», ci avverte Domenico Quirico e fin dalle prime righe spazza via ogni equivoco. Arrivati alla fine, del kalashnikov come arma non sapremo molto di più di quanto già sappiamo: tre chili scarsi di ferro e legno, lo può imbracciare chiunque, è capace di resistere a tutto – sabbia, fango, gelo, calure da deserto – e se si rompe bastano quaranta dollari per ricomprarne un altro. Del male, invece, quello che nasce con la Guerra fredda e arriva fino a noi, che fa soffrire, infligge violenza, si arroga il potere assoluto di dare la morte, conosceremo le tante forme. Di quel male che crea zone franche dove affermare che uccidere è permesso e a volte persino meritorio, il kalashnikov è lo strumento diabolicamente perfetto: così facile da usare che può trasformare anche un bambino in un killer, è l’arma che ha fatto più morti nella storia dell’umanità, che ha reso la violenza democratica, simbolo di rivolta, icona di tutte le guerre, mezzo per compiere massacri e genocidi, giocattolo crudele di combattenti di ogni sorta, guerriglieri, trafficanti, jihadisti, mafiosi, criminali sperimentati e giovani delinquenti in cerca di consacrazione. Per loro che si oppongono all’ordine del mondo è la morte, e non la vita, a rappresentare la vera certezza.

Martedì 12 marzo ore 16.30 la giornalista scrittrice Claudia Fachinetti presenta il libro: ”Lasciami andare. Quando le orche arrivarono a Genova”  (Piemme). Partecipa la biologa Sabina Airoldi (Istituto Tethys – Santuario Pelagos).

Un romanzo potente ed emozionante, tratto da una storia vera, con approfondimenti scientifici sui cetacei e sulla vita marina.
Il primo dicembre 2019 al porto di Genova viene avvistato un gruppo di orche. Un evento eccezionale, tanto che Alaska, quattordici anni e una grande passione per i cetacei, decide di partire da Milano per vederle di persona. È un viaggio particolare, il suo. Non solo perché la avvicina al sogno di diventare una ricercatrice, ma anche perché sente che le farà ritrovare sua mamma, che le ha trasmesso l’amore per le orche e che ora è in coma e sta lottando per la vita. A Genova la ragazza vive giornate indimenticabili, ricche di emozioni, speranza e paura per quegli animali così maestosi ma al tempo stesso tanto fragili, che nuotano smarriti in un mare sconosciuto. Da dove arrivano? Sono in pericolo? Si può fare qualcosa per aiutarli? Alaska cerca di trovare le risposte insieme a Diego, un giovane ricercatore che le insegnerà molto sulle orche ma soprattutto sull’importanza di lasciare andare. 

Martedì 19 marzo alle ore 16.30 nel centenario della morte di Giacomo Puccini il maestro Marco Reghezza presenta il volume: ”Il de bellico pucciniano”.

Collegandosi a considerazioni di ben noti direttori e studiosi del settore, il lavoro di Marco Reghezza riesamina con severa coerenza la carriera dell’operista, dando vita a un’avvincente trattazione che, partendo da Le Villi, guarda all’agognato traguardo finale di Turandot. L’autore stesso racconta: “Mi addentrai quindi in una selva oscura portando alla luce il conflitto che si era combattuto dentro la mente di Puccini. Una guerra che mi ha suggerito il titolo De bello pucciniano. Un nome che ricorda la faticosa vicenda militare di Cesare nelle Gallie e contemporaneamente il libricino fondamentale scritto da Hanslick nel 1854.” Una nuova lettura dell’opera pucciniana, dunque; un percorso che coinvolge tutta la produzione lirica del compositore toscano, rivelando una singolare evoluzione artistica che di sicuro non lascerà indifferente il lettore.

Mercoledì 20 marzo ore 16.30 Mons. Giulio Dellavite (Premio Semeria alla Saggistica) presenta l’opera risultata vincitrice: “Elogio della normalità, riscoprire il divino nella vita di tutti i giorni” (Mondadori).

La normalità spesso ci sembra sinonimo di noia, grigiore, rassegnazione. Una ruota da criceti su cui continuiamo a correre, una prigione dalla quale vorremmo evadere. In realtà, se affiniamo lo sguardo e apriamo il cuore, le piccole cose quotidiane hanno un valore immenso, possono permetterci di evolvere e migliorare, possono renderci generativi. La sfida che Giulio Dellavite ci propone in questo nuovo libro è quella di superare una visione «avvilente» della normalità e di riscoprirvi invece il lato «avvincente», che può portarci a vincere. Con la sua scrittura attuale e originale, torna dunque a parlare di Vangelo, per suggerirci un cambio di prospettiva: ritrovare la straordinarietà dell’ordinario. Compone così un abbecedario, che mescola le caratteristiche della quotidianità con aspetti più curiosi: amoressia (con la emme!), decriptazione, fashion style, liminarità, mecciare, opinionismo, performance, quinto quarto, viralità. In questa chiave, l’autore riflette ancora una volta su quella storia profondamente umana che il Vangelo offre come specchio per vedere il proprio volto. Anche Gesù – a parte gli ultimi tre anni della sua vita – ha condotto un’esistenza normale, ma proprio viverla a fondo è stato per lui scuola e palestra per imparare a essere uomo e scoprirsi Figlio di Dio. Lo spiegano, dalla A alla Z, i personaggi meno conosciuti del Vangelo, figure secondarie come il cameriere dell’Ultima cena, Giairo, Nicodemo, la moglie di Pilato o il quarto Re Magio. «Perché loro sono noi.» Partendo da queste figure, l’autore tesse un elogio della normalità intesa come spazio in cui ciascuno può mettersi alla prova e imparare a leggere la propria storia come una nuova pagina sacra. Dimostrandoci che anche le cose e le azioni più semplici restano comunque e nonostante tutto divine.

Il 26 marzo alle ore 18.00 Michela Marzano presenta il libro “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa (Rizzoli).

Ci sono stati periodi in cui Anna ci ha creduto, alla parità. Quella che va oltre le apparenze, “che premia indipendentemente dal genere, quella cui non interessa se sei truccata e come c’hai le gambe, e mette sullo stesso piano maschi e femmine”. Poi, però, come molte bambine e ragazze, puntualmente precipitava in quel bisogno, sempre lo stesso: essere vista, sentirsi preziosa. E, di fronte agli sguardi, alle mani, alle parole degli uomini, non riusciva a fare altro che cedere – spazio, voce, pezzi di sé. Abdicare al proprio corpo fino a sparire: come quella volta sul palco, lei che sognava di fare l’attrice e non riusciva a muovere un muscolo, divisa tra il desiderio di mostrarsi e il terrore di farlo davvero. Anche adesso, che lavora in radio e insegna in un master di giornalismo, l’istinto di ritrarsi per compiacere non l’abbandona mai del tutto. Poi, con i suoi studenti, si trova a discutere l’eredità del #MeToo a cinque anni dalla sua esplosione: da una parte loro, ventenni che scoprono la sessualità, dall’altra lei che ripensa al passato, a tutte le volte che ha ceduto. Quante sfumature diamo alla parola “consenso”? Quando possiamo essere sicuri che un “sì” non nasconda un’esitazione? Anna cerca colpevoli, ma non è sicura di potersi definire una vittima. Avrà bisogno di perdonare se stessa, guardandosi dentro con coraggio e onestà, per riuscire ad accettarsi e ad andare avanti. Michela Marzano invita lettori e lettrici a ragionare insieme con la curiosità e l’intelligenza che contraddistinguono la sua scrittura, in un romanzo che riflette sulle zone grigie e sull’ambiguità del rapporto che abbiamo con gli altri e con il nostro corpo.

L’appuntamento con i Martedì letterari è ad aprile per la stagione primaverile.