Seconda serata del Rovere Jazz Festival questa sera a San Bartolomeo al Mare. Ad esibirsi sarà Monica Fabbrini con il suo Quintetto. La melodia italiana, il sound di sapore mediterraneo, jazzy, soul o world-music, il groove serrato dei jungle newyorkesi o le aperture oniriche delle ballads: questi gli ingredienti principali del progetto Monica Fabbrini Quintet, cantato in tre lingue, una sorta di esperanto della musica, che raccoglie fascinazioni di altrove e ricompone gli sconnessi culturali di una carriera piena di esperienze, viaggi, incontri in un unico sound, talvolta possente e pieno di drive, talvolta sognante e aperto. L’arrangiamento jazz di ogni melodia possibile è rafforzato da un organico di grande valore la cui esperienza affonda nelle radici del jazz, che infonde nel progetto parte del sound maturato nelle infinite esperienze fuori dal jazz di ciascuno dei propri componenti. Monica Fabbrini è un’artista completa, una voce profonda e matura che nelle proprie originalissime interpretazioni, fa vivere e fondere definitivamente melodia e testo, eccellente ibrido tra un’interprete ed una vocalist che si è misurata con pubblici compositi in tutt’Europa.

Nell’ibridazione tra pop, soul e jazz sta il centro di interesse di questa voce unica e del sound della band che produrrà un concerto di 75 minuti circa, composto dai brani originali oggetto del progetto discografico, da standard jazz & soul cari al pubblico degli appassionati e da melodie internazionali di ogni epoca.

Ieri, prima straordinaria serata del Rovere Jazz Festival: pubblico numeroso, nonostante le limitazioni e i distanziamenti, per la tromba di Flavio Boltro e gli Electric Dreams.

Il Santuario di Nostra Signora della Rovere è tra i più antichi e rinomati della Liguria, sia per le guarigioni miracolose qui avvenute, sia per il flusso di pellegrini e turisti che vi hanno sostato e continuano a sostare in preghiera. È una perla incastonata in un borgo medioevale, tra roveri e ulivi, pini e palme, oleandri e gerani, siepi di buganvillee e viali odorosi d’aranci e limoni. Sorto nel Trecento per venerare la statua lignea della Madonna miracolosamente rinvenuta su un albero di rovere, sui resti di un precedente impianto paleocristiano, il Santuario di Nostra Signora della Rovere conserva numerose immagini della Vergine: un dipinto ad olio su tavola del XVI secolo di scuola fiamminga, un crocifisso ligneo di tipo catalano in legno d’ulivo del XV secolo, forse di produzione locale; una tavola cinquecentesca della Madonna col Bambino e quattro pannelli lignei provenienti in origine da un grande polittico di una pala con l’Annunciazione, San Giovanni Battista e l’Eterno, opera di Giulio De Rossi del 1578. L’ovale affrescato da Tommaso Carrega (1808) è incorniciato da pregevoli stucchi dell’inizio del XIX secolo. Nel corso dei secoli si sarebbero verificate nel Santuario diverse apparizioni.